ESCLUSIVA – Raffaele Esposito: “Pagani piazza stupenda. Faella è uno dei tanti che abbiamo valorizzato…”

Ai microfoni di “Il Sogno nel Cuore” è intervenuto per un’intervista esclusiva Raffaele Esposito, ex allenatore di Casertana e Termoli, ed attualmente alla Paganese.

Raffaele Esposito: “Pagani piazza stupenda. Faella è uno dei tanti che abbiamo valorizzato…”

Raffaele buonasera. Ripercorrendo la sua carriera da allenatore: Casertana, Termoli, Real Casalnuovo ed infine Paganese. Riesce a raccontarci brevemente di questi anni?

“Sono state tutte esperienze diverse tra loro che mi hanno fatto crescere sia come uomo che da allenatore. Alla Casertana purtroppo sono arrivato troppo presto e non ero pronto per un’esperienza così importante, ,ma la ritengo una tappa fondamentale per la mia crescita. Oggi ad esempio, dopo il percorso  fatto in questi anni lo sarei… A Termoli invece ho dato e ricevuto tanto in due anni. Il primo, l’ho riportata in Serie D, e l’anno successivo l’ho salvata scrivendo la storia. Purtroppo poi qualcun altro si è preso i meriti, poiché fui mandato via con due partite ed un play-out da giocare: come dico sempre però, il tempo è galantuomo ed oggi tutti mi attestano quella salvezza. Casalnuovo è stata una bella favola, purtroppo è durata soltanto un anno perché il titolo è stato venduto. Posso assicurarvi che vedere giocare quella squadra era un vero e proprio spettacolo, poi allenare gente come Reginaldo, Sarno, Bucolo e Sosa è indescrivibile”

Arriviamo alla Paganese, sua attuale squadra, come giudica la stagione appena terminata? Ha il rimpianto di non essersi qualificato per i play-off?

 “Pagani era la piazza che cercavo per completare il mio processo di crescita: credo di aver superato egregiamente l’esame. Mi sono trovato benissimo, mi sono sentito contagiato dal loro senso di appartenenza, mi son sentito anche io un paganese. Pagani merita palcoscenici più importanti. Mi dispiace solo che con 56 punti non abbiamo conquistato i playoff, per un solo punto e per un rigore fallito al 90’. Ovviamente ciò non svaluta la stagione da protagonisti che abbiamo fatto. Non ho rimpianti, abbiamo dato tutto e forse anche più, superando anche momenti difficili con una squadra giovanissima…”

Faella a segno per 15 volte in questo campionato. Che calciatore è?

“Faella è uno dei tanti che abbiamo valorizzato: la vittoria per un allenatore è anche questo. Lui è un calciatore fuori categoria che abbina potenza fisica e tecnica. Quest’anno ha siglato 15 reti, giocando metà stagione, a causa di un infortunio. Un giocatore trasformato sotto la mia gestione: ho avuto l’intuizione di renderlo attaccante, non schierandolo esterno come ha sempre fatto in carriera. Ma oltre Faella ce ne sono tanti valorizzati sempre giovanissimi: Mancino (2002, 7 gol da mezzala) Di Corato (2003), Galizia (2005), Esposito, Zugaro, De Feo, Boccia…”

In vista della prossima stagione, ha già un’idea su dove siederà in panchina?

“In vista della prossima stagione ancora non ho deciso nulla. Mi sono preso un pò di tempo per riflettere. Le richieste stanno arrivando ed alcune piazze importanti che mi hanno mostrato il loro interesse. Da Pagani non ho sentito nessuno da quando abbiamo terminato la stagione, quindi sto guardando intorno. Cerco una società che mi dia garanzie tecniche e organizzative per puntare ad un campionato di vertice”

Napoli, Juve Stabia e Salernitana, tutte e tre con il futuro incerto. Quali sono i suoi pronostici?

“Il Napoli ha lo scudetto in tasca. Non credo che il Cagliari venga a rovinare la festa, ma Conte dovrà tenere alta la concentrazione. Da allenatore non ammetterei cali di concentrazione: prima giocare e vincere poi si può festeggiare. Questo lo ritengo il capolavoro di Conte, senza nulla togliere ai calciatori attuali del Napoli infatti, ma ritengo la squadra più debole dell’ultimo decennio. La Juve Stabia ha fatto una grandissima stagione guidata da un allenatore preparatissimo che farà parlare di sé. La Salernitana spero si possa salvare attraverso il play out, ma la stagione resta negativa…”

 

 

a cura di Emanuele Cantisani

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