Fonsec(out): nell’oblio l’uomo meno colpevole

Fonsec(out): nell’oblio l’uomo meno colpevole

“Ragazzi, è vero lascio il Milan: è la vita. Ho dato tutto per questo club.”
Così al termine di Milan-Roma, terminata nella serata di ieri in parità, l’ormai ex tecnico del Milan Paulo Fonseca si confida ad alcune emittenti e tifosi presenti fuori da San Siro. Nella giornata odierna difatti, dopo l’esonero del portoghese, è arrivata anche l’ufficialità del nuovo tecnico rossonero: Sérgio Conceição.

Ma siam davvero sicuri che le responsabilità della debacle siano solo esclusivamente risolvibili con l’esonero dell’allenatore?
Sicuramente son attribuibili a lui numerose colpe in merito ad alcune scelte tecniche e alla discutibile gestione ed approccio della gara, basti pensare lo 0-0 casalingo in casa contro una ridimensionata Juventus o il rocambolesco pareggio per 3-3 a Cagliari. Risultati troppo altalenanti, cali di concentrazione e fisici spesso evidenti ed una non continuità mai trovata del tutto è ciò che maggiormente può rimproverarsi difatti.
Nonostante comunque il tecnico porti con sè una strepitosa vittoria al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid di Ancelotti e il ritorno al successo in un derby che mancava ormai da anni, che schiariscono parzialmente le tenebre in merito al suo percorso a Milanello.

Il tormentato rapporto con la tifoseria, che in estate sognava nomi del calibro di Antonio Conte o Roberto De Zerbi, ed un amore mai sbocciato a pieno con i leader dello spogliatoio non hanno permesso lui di creare un clima favorevole durante la esperienza, sebbene le amichevoli estive avevano suscitato la curiosità della piazza. Lo scarso impiego del capitano Calabria per un modesto Emerson Royal, il mancato coinvolgimento al cooling-break di Theo Hernandèz e Leao nella gara contro Lazio e l’utilizzo discutibile di questi, son alcuni fattori determinanti di uno spogliatoio mai pienamente in controllo dell’ex Roma, Lille e Shaktar Donetsk.

Condanna la Serie A, strepitoso il rendimento nelle coppe

Decisiva è stata la situazione e la classifica in Serie A: 8° posto (con una partita in meno), 1.60 media punti, 26 gol fatti e 17 subiti e -8 dal quarto posto che garantirebbe un accesso certo alla prossima Champions League. Molto meno preoccupante l’andamento in Champions League, difatti con le ultime 4 vittorie di fila e ben 12 punti conquistati in 6 partite, il Milan occupa momentaneamente il 12° posto. Inoltre, considerando i prossimi due impegni (Girona e Dinamo Zagabria), non era escluso che potesse rientrare addirittura nelle prime 8, accedendo direttamente agli ottavi. Quarti di finale raggiunti in Coppa Italia contro la Roma e semifinale di Supercoppa contro la Juventus, concludono il quadro degli obiettivi raggiunti fino a questo momento dall’ormai ex allenatore.

Tanti sperimenti tattici e tanto spazio ai giovani, Camarda, Jimènez e Terracciano in pole, tanta personalità in molte dichiarazioni ma soprattutto tanta solitudine in alcuni momenti. Inesistente a tratti il sostegno della dirigenza infatti, che rappresenta uno dei maggiori limiti di questa squadra…

Cardinale, Furlani, Ibrahimovìc: più adatti all’NFL e non alla nostra Serie A

Bisogna infatti ammettere il contorno e gli svariati errori di una dirigenza americana quanto più adatta a competizioni manageriali come l’NFL o l’NBA che al nostro campionato, dove raramente presidenti o proprietà straniere son riusciti a vincere senza il contributo di importanti dirigenti italiani (basti pensare l’Inter prima con Moratti ed ora con Marotta, la famiglia Agnelli, Berlusconi e Galliani, oltre che i vari De Laurentiis, Lotito etc…). L’assenza di un organigramma definito, di un diretto sportivo che faccia da collante tra società e club, di figure esperte e all’altezza di una squadra con ben 7 Champions League in bacheca non sono stati errori da poco. Lo stesso ruolo ricoperto da Ibrahimovìc, sembra quanto più autoritario e “presidenziale”, quasi a surclassare nelle gerarchie gli stessi allenatori, che effettivo e produttivo per la crescita della rosa. Il trattamento indecoroso nei confronti di legende come Maldini e Boban ed un calciomercato molto, ma molto, discutibile sono ulteriori dimostrazioni di una gestione poco “italiana”…
Forse soltanto ora, in conclusione, riusciremo ad apprezzare maggiormente anche l’operato di Stefano Pioli in questi anni, ma soprattutto in questo contesto.

Il rendimento di alcuni calciatori è tra le tante imputabile, partendo dai vari Theo, Leao e Morata, ma anche lo stesso Chukwueze, strapagato lo scorso anno. Leggera eccezione per Rejinders, vero trascinatore, realizzatore ed indubbiamente il migliore fino a questo momento, Fofana e Gabbia, ritrovato ed unica nota positiva in una difesa estremamente balneare.

 

a cura di Emanuele Cantisani

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