Ai microfoni di IlSognoNelCuore è intervenuto in esclusiva Daniele Pagani, opinionista esperto di calcio sudamericano, intervistato dal nostro Emanuele Cantisani, ha parlato di alcuni nuovi sudamericani della nostra Serie A.
Daniele Pagani: “David Neres ha avuto un impatto devastante al Napoli”
Buongiorno e ben ritrovato, Daniele. Cominciamo da David Neres, acquistato in estate dal Napoli. Riuscirà ad imporsi e a trovare continuità nel nostro campionato?
“Sul fatto che riesca a imporsi, francamente, nutro pochi dubbi. In fin dei conti, è un giocatore che ama accentrarsi per cercare la porta, associativo, forse più per indole che per predisposizione, ma allo stesso tempo in grado di cercare la profondità e sfogare una velocità palla al piede contro cui molte difese del campionato italiano non sono pronte a confrontarsi. Perfetto, quindi, per l’idea di gioco proposta da Conte. Le statistiche, al momento, parlano da sé. Ha un impatto devastante, nei minuti che gli vengono concessi. Credo sia più che altro una questione di percezione generale del ragazzo, ormai incastonata nell’immaginario collettivo: Neres il dribblomane, lo skillatore seriale tanto bello quanto fumoso, un tipo che nel suo campionario stilistico ha tante magie da sperperare ma che dagli occhi non trasmette quel senso estremo di fame per il successo… L’errore in termini interpretativi, forse, sta proprio lì. Quando si confonde la leggerezza della sua maniera di stare in campo con una mancanza di efficacia o di concretezza. Oppure, in senso più stretto, di decisività. Conte è consapevole, più di tutti, di avere un grande asso a sua disposizione”
La Juventus ha rivoluzionato in maniera importante la squadra per soddisfare il suo nuovo tecnico Thiago Motta. Nico Gonzáleze Douglas Luiz possono fare la differenza in questo nuovo corso bianconero?
“Era giusto così, direi. Se decidi di investire sull’allenatore più al centro dei riflettori del panorama calcistico italiano, con l’obiettivo di dover risalire ai vertici, ovviamente, cominci dal presupposto estremamente chiaro di dover investire parecchio, per poter rifondare una squadra ormai logorata dai successi conquistati e dare vita a un nuovo corso. In tal senso, Douglas Luiz e Nico González rappresentano degli upgrade rispetto alle passate stagioni, allungano la coperta della qualità, nella rosa bianconera. Questo è fuori da ogni dubbio. La progettualità richiede tempo. È imperniata sui giudizi consapevoli, non sulle sentenze a breve termine. E Thiago Motta merita tempo come se lo meritano i suoi nuovi pretoriani, chiamiamoli così”
Come ultimo acquisto in entrata, l’Inter ha piazzato il colpo Tomás Palacios. Quali sono le sue caratteristiche? Riuscirà a trovare spazio nello scacchiere di Inzaghi?
“Impossibile affermare, allo stato dell’arte, quale siano le opportunità di Palacios di trovare spazio. Si tratta di un investimento a lungo termine, specchio di una politica d’investimento di linea verde impostato da Oaktree, in stile Bisseck, ma nella realtà dei fatti ha davanti Bastoni nelle gerarchie. Probabilmente, un colpo alla Mario Hermoso, di maggiore esperienza, avrebbe avuto più senso in termini di coincidenza con gli obiettivi a breve–medio termine del club. Ha delle qualità atletiche molto importanti, non a caso ha lasciato il campionato argentino come il difensore con il maggior numero di duelli vinti e con il maggior numero d’azioni offensive tentate, e inoltre era monitorato da parecchie squadre di Bundesliga (si parlava di Lipsia, Stoccarda e Borussia Mönchengladbach tra le varie, ndr), ma chiaramente ha bisogno di opportunità e spazio per far intendere qualcosa di interessante. A questo punto, non mi sento di escludere che possa partire in prestito a gennaio per qualche mese, magari in direzione di un progetto che possa garantirgli maggiore minutaggio”
Anche la Fiorentina ha puntellato la difesa, sempre dall’Argentina. Dal Belgrano, infatti, è approdato in viola Matías Moreno. Di che profilo si tratta?
“Ricalca tutti i tratti stilistici di un difensore vecchio stampo, da quel che ho potuto osservare nelle sue prestazioni, prima con la maglia del Belgrano e poi di recente in Conference League, contro i The New Saints e il San Gallo. Ha buon senso della posizione e degli spazi, cerca di capitalizzare molto del suo gioco sulla ruvidezza fisica e sull’impeto atletico. Ha una tendenza che potrei forse definire una qualità, a dirla tutta, ad inchiodare i centravanti avversari spalle alla porta, in pratica cerca di circoscrivere le loro possibilità di trovare la soluzione personale. Difficilmente, l’ho visto cercare un anticipo. Di contro, soffre di più quando viene puntato in velocità nell’uno contro uno. Ad ogni modo, i costi erano contenuti e il ragazzo era una scommessa che la Fiorentina si poteva permettere senza grandi preoccupazioni, anche in attesa che a gennaio arrivi Valentini”
Al Bologna è arrivato, invece, Benjamín Domínguez. Raccontaci un po’ di lui.
“All’esordio, contro il Genoa, ha lasciato intravedere qualche spunto interessante. Si è percepita la sua voglia di mettere in mostra le proprie qualità tecniche, oltre ad una discreta predisposizione in quanto a generosità e applicazione. Da un lato, tuttavia, mi è quasi sembrato di vederlo impostato all’eccesso. Come se dovesse ragionare per autoimporsi una disciplina votata all’uso della giocata più semplice, un guinzaglio alla reale esuberanza che potrebbe esprimere in campo. Domínguez è quel tipo di esterno d’attacco che necessita anche di un pizzico di anarchia decisionale per potersi esprimere al meglio. Deve potersi sentire libero di puntare il marcatore nell’uno contro uno, deve dribblare, deve osare, deve sbagliare. Forse, non ha l’elettricità che Conceição mette nei cambi di direzione e nelle fughe lungo la fascia, né la pulizia nelle giocate di un Enciso, giusto per fare un paio di nomi vicini a lui come età e con una caratterizzazione simile nello stile, ma ha degli ampi margini di miglioramento. Nel suo ruolo ha parecchi concorrenti e il Bologna è ancora in cerca di un vero e proprio equilibrio, con Italiano, ma se uno come Sartori ci ha visto qualcosa lo lascerei cucinare”
Nico Paz e Máximo Perrone riusciranno ad imporsi nel calcio italiano, in una piazza tanto ambiziosa come il Como?
“Come si è già potuto ampiamente notare, Nico è più un artista e Maxi è più un euclideo. Entrambi sono approdati a Como in prestito, dalle due squadre più forti del panorama calcistico europeo, al fine di cominciare a raccogliere esperienza e affinarsi in un campionato con standard competitivi abbastanza discreti. Era uno step di cui avevano bisogno e per ora si stanno comportando bene, in termini di rendimento. Ora come ora, di sicuro, non servo io per far intendere che ritagliarsi dello spazio di espressione nel Real Madrid o nel Manchester City sia un’impresa impossibile. Avranno modo, in futuro. Per dire, proprio Guardiola, parlando di Matheus Nunes, un profilo decisamente più pronto e affermato di loro, ha detto che il problema del giocatore è quello di avere un tecnico che non può concedergli il reale minutaggio che meriterebbe”