A “1 Football Night”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione, Jolanda De Rienzo, Marco Giordano e Ciro Troise in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Massimo Carcarino, Match Analyst di Vivarini al Catanzaro ed ex collaboratore di De Zerbi. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Conte, Carcarino: “La squadra del mister leccese la riconosci sempre, quest’anno il Napoli non è stata squadra…”
Il Napoli, quest’anno, ha denotato evidenti problemi difensivi, così come il Milan. Cosa manca alle big sotto questo punto di vista?
“Sull’aspetto tattico in generale, non soltanto difensivo. Tendiamo ancora, nel calcio contemporaneo, a dividere le fasi ma, se guardiamo il calcio europeo, vediamo che le fasi non sono distinte. Si attacca e si difende tutti insieme. Quando ho potuto seguire il Napoli, quest’anno, è balzato agli occhi il fatto che non fosse squadra. È un’anomalia che ciò sia capitato dopo la grande stagione dello scorso anno. Può essere dovuto alla mancanza di stimoli, ma lavorare con allenatori diversi nell’arco della stessa stagione è sempre complicato, anche per le grandi squadre. La passata stagione, vedevo Osimhen rincorrere gli avversari. Ero in cerca di squadra e studiavo gli azzurri, c’era Lozano che rincorreva i terzini. Era la voglia di sacrificarsi, non soltanto tattica. Quest’anno, gli esterni offensivi del Napoli non hanno mai rincorso i terzini avversari. Il Milan di Pioli è stato coerente nel difendere davanti, accettando i relativi rischi. Lo ha fatto dal tricolore al all’addio del tecnico. Nell’anno dello scudetto si è evidenziato tutto in positivo, compreso questo modo di difendere. Oggi, invece, si è a fine ciclo e, forse, seguire di meno l’allenatore può anche essere inconscio”.
Quali erano i principi di gioco del Tottenham di Conte, e delle squadre guidate da Antonio negli ultimi anni?
“La squadra di Conte la riconosci. Può anche non piacerti, ma la riconosci sempre, come avvenuto con la Juventus o il Bari. È anche la grandezza dell’allenatore. Ho notato varie fasi, le prime due Juve erano squadre dominanti in tutto e per tutto. Non conosco Antonio di persona, ma dico sempre che una squadra è a immagine e somiglianza del proprio allenatore. Al Tottenham, forse, è stato meno evidente, ma le sue squadre hanno sempre un marchio. Ricordo bene il Chelsea, che giocava con il 3-4-3. Sono curioso di vedere come i giocatori accetteranno quello che sarà un duro lavoro con il salentino. Qualche giocatore che in passato l’ha avuto mi ha detto quanto sia un martello, in positivo. Vuole incidere su tutto. Nelle sue squadre c’è sempre tanta ricerca degli attaccanti, il suo gioco è molto proiettato sugli attaccanti che vengono sempre molto sollecitati. Gli esterni, inoltre, visto il lavoro che si prospetta, dovranno essere quattro. Inoltre, sarà molto curioso di vedere Kvaratskhelia. Conte, al Napoli, credo impiegherà il 3-4-3 ma sono convinto che il georgiano, per esprimersi al massimo, dovrà adattarsi a giocare da sotto punta. Con Antonio potrà farlo. Sarà un Napoli aggressivo, che attacca tutti insieme. Un Napoli forte, come lo è sempre stato”
Che stagione è stata con il Catanzaro?
“A Catanzaro sono stato benissimo, anche con le persone del posto. Sembrava di essere a casa mia. È una città che ha la stessa passione ed amore dei napoletani. Si vive di calcio. È stato bellissimo. Non so cosa accadrà il prossimo anno. La B è un campionato logorante, difficile. Speriamo di aver contribuito alla rinascita di un grande club del Sud Italia”.
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Fortunato Condinno