A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Gyorgy Garics, ex calciatore, tra le altre, di Napoli e Atalanta. Di seguito, un estratto dell’intervista.
L’Atalanta ha già fatto tantissimo arrivando in finale di Europa League?
“Ha fatto tantissimo anche per tutto il calcio italiano. È un esempio sicuramente da seguire, oltre al settore giovanile. Chi conosce il calcio, sa che la storia del settore giovanile bergamasco nasce oltre trent’anni fa. I risultati di oggi sono un vanto per il calcio nostrano ma anche per un club di provincia che riesce, con continuità, a raggiungere risultati importanti. Ho fatto parte di questa società e so come lavorano. Ho lasciato la Dea proprio con l’arrivo di Percassi e la voglia di trattenermi era tanta, così come l’aspirazione di arrivare in Europa già quindici anni fa. Si faceva fatica a credere alla fattibilità di questo progetto, eppure, la serietà nella programmazione ha concretizzato questo salto di qualità. La finale di questa sera è il coronamento di questo lavoro”
La programmazione è il segreto di questa Atalanta, dunque?
“Sono arrivato all’Atalanta nel 2008 ed il ritiro si svolgeva già nel centro sportivo dei nerazzurri. La visione, la società, erano presenti già all’epoca. Per arrivare a traguardi del genere ci vuole visione, coraggio e non guardare soltanto al risultato economico”
Quanto ha dato Gasperini all’Atalanta?
“E’ in sella ormai da otto anni. In questi anni, c’è stata una stagione più bella dell’altra. Non c’è bisogno che lo dica io quanto sia riuscito a dare. È sotto gli occhi di tutti”
Senza il Gasp, il percorso della Dea si interromperebbe?
“Assolutamente no. Sarebbe sbagliato puntare solo sul tecnico che, pur essendo un fattore importante, è solo l’ultimo pezzo del puzzle. È una figura importante, ma per il risultato imminente. Per il percorso, conta di più la struttura della società, fatta di personale, direttori sportivi, scouting. Una struttura dove ognuno sa cosa deve fare e, quando viene sostituito un pezzo, l’organigramma non crolla su sé stesso. È una programmazione che non punta soltanto alle cessioni, ma anche alla valorizzazione”
Uno dei motivi di una stagione tanto deludente, al Napoli, può essere stato l’ingaggio tardivo del direttore sportivo, Mauro Meluso?
“Parlando dell’Atalanta in questo modo, si è visto, nel caso del Napoli, come queste strutture e questa programmazione siano mancate. È un percorso di crescita da intraprendere, anche perché il Napoli ha un bacino di utenza non paragonabile a tante società italiane. Adesso, anche il presidente De Laurentiis deve riflettere sulla stagione passata, intervenire sulla stabilità della società. Certo, dal punto di vista della comunicazione, spesso, non sono d’accordo con il patron. Forse, non ammetterà del tutto gli errori del passato, anche se, alla fine, parlano i risultati. Quel che conta, però, è che queste delusioni possano istruire il presidente su quale sia la strada da intraprendere”
È davvero così difficile lavorare con De Laurentiis?
“Non ho mai avuto nessun tipo di problema a lavorare con lui. Ho avuto un bel rapporto, è una persona che dice quel che pensa. Sappiamo che questa non è sempre una qualità apprezzata nel mondo del calcio. Oggi, ha un’esperienza diversa. Attualmente, forse, una comunicazione più diretta e sincera con la piazza potrebbe essere la soluzione giusta. Per questo, dico che sarebbe stato necessario, la scorsa estate, fornire delle indicazioni precise e realistiche sugli obiettivi del campionato. Va anche riconosciuto, tuttavia, che è il primo passo falso di una gestione ottimale. Buttare la croce addosso al patron, così come non riconoscere i suoi errori, sarebbe un errore”
Gasperini potrebbe essere l’allenatore giusto per gli azzurri?
“E’ un allenatore validissimo, ma non so se abbia la voglia di arrivare al Napoli e se la rosa azzurra sia la più adeguata allo stile di gioco del tecnico piemontese”
Un consiglio al Bologna per continuare a sognare anche la prossima stagione?
“Farei di tutto per tenere Thiago Motta. Per il resto, non sono io a dover dare consigli a Sartori, che ha fatto dei miracoli al Chievo e all’Atalanta”
A cura di Antonio Magliocca
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Antonio Magliocca