Napoli, De Leo: “Manca la capacità di farsi trovare pronti, di mantenere alta la soglia dell’attenzione”

Napoli fischi

Emilio De Leo, allenatore ed ex vice di Sinisa Mihajlovic ha parlato del Napoli e delle capacità non espresse in questa stagione a “1 Football Night”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione, Jolanda De Rienzo, Marco Giordano e Ciro Troise in onda su 1 Station Radio. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Napoli, De Leo: “Manca la capacità di farsi trovare pronti, di mantenere alta la soglia dell’attenzione”

Il Napoli subisce gol da tredici gare consecutive. Un allenatore che arriva a dire “non siamo squadra”, Di Lorenzo afferma “ero il capitano della squadra più bella in Europa, oggi sono il capitano di una squadra in difficoltà”. Come si arriva ad una situazione del genere? Che clima si respira nello spogliatoio?
“Sicuramente è stato un processo negativo in cui questa negatività non solo si è protratta nel corso delle gestioni tecniche, ma sta arrivando fino alla fine. Sembra che tutte le componenti facciano fatica a ripetere quanto fatto lo scorso anno. Dall’esterno non so dire cosa sia avvenuto con esattezza. Un allenatore che subentra deve lavorare sull’autostima. Deve mettere a posto le cose che non stanno funzionando nel modo più semplice. Se non sta funzionando questo ma, addirittura, c’è disunione, sicuramente la situazione è più complessa e andrebbe approfondita meglio. Un professionista come Di Lorenzo, un esempio di un calciatore umile, un idolo della tifoseria, che mostra delle difficoltà, è sintomatico del momento”
Quel che abbiamo visto in questa stagione è stata la mancanza di capacità di lettura. Tanti gol subiti di testa, le tante situazioni di palla scoperta, le diagonali e le scalate che non hanno funzionato. Perché il Napoli fa così fatica a leggere come si sviluppa l’attacco avversario?
“Bella domanda… Avere la ricetta sarebbe comodo. Dico, però, che è sempre una questione di intensità. Parlo sia di intensità tecnica, che può riguardare la velocità e precisione dei passaggi, ma anche di intensità tattica e cognitiva. Quella, cioè, di riuscire ad applicare le direttive tattiche. I calciatori del Napoli, sia giocando a tre o a quattro, non credo non sappiano interpretare la lettura. Manca la capacità di farsi trovare pronti, di mantenere alta la soglia dell’attenzione. Forse, non si è riusciti mai a cogliere quella scintilla che Spalletti seppe sfruttare. La sua capacità di lavorare sull’anima dei ragazzi. Quando manca ciò, non c’è alchimia tattica che tenga”
Si parla tanto di gioco degli allenatori. Allegri cerca sempre il risultato, Motta è il tecnico del momento. Quanto può incidere un allenatore in una stagione?
“Penso possa incidere tanto. Percentuale? Non so dirlo. Mi permetto di dire che non incide nell’inculcare forzatamente un principio di gioco, ma nella capacità di assecondare e favorire le potenzialità di un calciatore, portandolo a dare il meglio. È quello di cui ha giovato il Napoli lo scorso anno, quando Spalletti aveva messo i giocatori nelle giuste condizioni per esprimersi al meglio. Condizioni soprattutto mentali. È fondamentale comprendere le esigenze di un giocatore, metterlo a suo agio. È qui che, forse, c’è stato un cortocircuito nel Napoli, ad inizio stagione”
Domattina la chiama De Laurentiis per allenare il Napoli, lei accetta a patto che restino alcuni azzurri. Quali sceglierebbe?
“Cercherei di trattenere alcuni big come Kvara, Lobotka e Politano, così come Di Lorenzo. D’altra parte, cercherei anche di comprendere se gli obiettivi dei calciatori sono in sintonia con quelli della società. È questo il passo iniziale. Si rischierebbe di fare delle scelte impopolari, ma sicuramente funzionali. Parlerei con la società e con i giocatori, al fine di trovare gli equilibri necessari”

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