Ivano Bonetti, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Juventus, Genoa e Torino ha parlato del dna del Napoli e del suo sistema di gioco a “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Napoli, Bonetti: “Sta ritrovando il proprio DNA, deve tornare al vecchio sistema di gioco”
Nel calcio moderno, Bonetti sarebbe stato una mezzala?
“Ho fatto un po’ tutti i ruoli, ma quel che prediligevo di più era la zona sinistra del campo. In un calcio moderno, con molti più spazi e un modo di difendere diverso, sarebbe molto più facile avere i tempi. Ci si divertirebbe di più e, forse, avrei fatto qualche gol in più. Ci sono diverse squadre, infatti, che prediligono la marcatura a uomo e, dunque, concedono maggiore spazio”
Le prestazioni di Kvarastkhelia sono direttamente proporzionali al supporto che riesce ad avere dai compagni di fascia?
“Uomini come lui, che hanno la qualità migliore nel dribbling e nel puntare l’uomo, se fossero favoriti dagli smarcamenti dai compagni di fascia potrebbero giovarne proprio nella capacità di saltare l’avversario. Nonostante le marcature avversarie, però, riesce sempre a fare giocate importanti. Inizialmente, infatti, parte sempre con una certa libertà di ricevere e puntare. Più difficile, invece, sarebbe se gli fosse dedicata una marcatura a uomo sin dall’inizio. Con l’uomo addosso è sempre complicato potersi girare e riuscire a fare le proprie giocate. Messi si smarcava all’indietro, camminando, ma Maradona ne aveva cinque attorno. C’è una bella differenza…”
Bremer ha rispolverato una marcatura a uomo d’altri tempi su Osimhen?
“Non esiste più la marcatura individuale. Bremer, però, ha queste caratteristiche e, se le si vuole sfruttare, si deve concedere al brasiliano di sfruttarle. Quando arrivano dei giocatori molto pericolosi, deve assolutamente stargli vicino. Osimhen è un cliente scomodo per tutti. Se gli si concede spazio, è difficile per tutti. Prevenire è meglio che curare! Negli anni, la difesa a zona ha fatto sì che ci si dimenticasse della marcatura a uomo”
Quali possono essere le insidie che gli azzurri possono incontrare contro i granata?
“Il Torino è una delle poche squadre che viene a marcare a uomo. Giocare contro una squadra che ti viene ad aggredire è sempre molto difficile. Questa è la difficoltà principale, anche se c’è da dire che il Napoli sta ritrovando il proprio DNA. Un Napoli che palleggia con velocità, disimpegnandosi in movimenti di smarcamento già codificati con Spalletti. Nelle ultime partite, la squadra di Calzona sta dimostrando di ritrovare quel gioco che, lo scorso anno, seppe essere straordinario. L’errore, infatti, è stato non proseguire la strada degli ultimi anni”
Il Napoli può ancora coltivare la speranza di tornare in Champions?
“Il problema è che non dipende più dal Napoli. Le rivali corrono, con una Roma in ripresa e un grande Bologna. L’unica che sta frenando è la Juventus che, tuttavia, gode di un ampio margine sulle contendenti. Non restano molte partite, ma il Napoli deve spingere sull’acceleratore almeno per restare in Europa”
I centrocampisti del Toro sono propensi all’inserimento e ad imbeccare i compagni. Quali possono essere le contromisure degli azzurri
“Se il Napoli riacquisisce aggressività, facendo guerra nell’uno contro uno, dovrà essere bravo a ribaltare velocemente l’azione, con Osimhen che apre gli spazi. In generale, se gli azzurri giocheranno come sanno, non c’è partita per nessuno. Il Napoli, infatti, deve capire di dover tornare al vecchio sistema. Spalletti era molto asfissiante, capace di non far respirare l’avversario, ma il segreto era anche la capacità di attendere nella gestione palla. Dopo il recupero del possesso, dunque, i partenopei dovranno essere bravi a pazientare per innescare i propri talenti”
Come commenta la gestione di Allegri su Nonge?
“Col senno del poi, solo Allegri può dire cosa gli sia passato per la testa. A quei livelli, non si sta a vedere quale possa essere l’effetto di un cambio sul calciatore. In quel momento, il tecnico può aver pensato di fare meglio con un altro calciatore, senza preoccuparsi troppo delle eventuali ripercussioni. Ormai, siamo diventati tutti un numero. Ciò detto, poteva anche risparmiarsela. L’errore è mettere tanti ragazzi quando c’è un risultato da recuperare in una partita così delicata. Un giovane di talento può esprimersi al meglio in un contesto che funziona, senza eccessive responsabilità, soprattutto in u club importante, e con una maglia pesante, come la Juventus”
L’Atalanta è una squadra in crisi?
“Non penso sia in crisi. La sconfitta con l’Inter è preventivabile, i nerazzurri sono in grande forma. Il Bologna, invece, ha ribaltato velocemente il risultato, ma non credo possa mettere in crisi i bergamaschi. La prossima sfida contro i bianconeri, però, sarà fondamentale. Queste partite possono garantire nuovi stimoli”
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Pasquale Caldarelli