Il Napoli perde contro il Milan, approcciando con un modulo conservativo che contribuisce al -26 delle reti siglate rispetto allo scorso anno.
Napoli, contro il Milan un modulo che è già ‘dichiarazione di intenti’
Zero, come i gol fatti nelle ultime cinque trasferte. Il Napoli non segna fuori casa dal 25 novembre, quasi tre mesi. Settantasette giorni senza segnare nella porta avversaria quando anche gli spalti sono avversi. Zero sono anche i punti, sempre in trasferta, perché è proprio da quel 25 novembre, in un Atalanta-Napoli che assurgeva a rinascita degli azzurri, che il Napoli non vince lontano dal Maradona. In cinque gare, oltre lo zero del tabellino dei marcatori, vi è anche lo zero dei punti, tranne il bunker di Roma nella sfida ai biancocelesti (zero a zero di mestiere e sacrificio).
Il Napoli perde e sprofonda a meno sette dal quarto posto, occupato proprio dai bergamaschi. Una gara in meno, certo. Anche la squadra del Gasp, però, ha da recuperare novanta minuti. Nono posto in solitaria, due dall’ottavo e due dal decimo. Questo cos’è, se non il manifesto di un tracollo?
Napoli, contro il Milan un modulo che è già ‘dichiarazione di intenti’
Eppure si pensava – o, forse, si auspicava – che il ritorno di Mazzarri potesse essere la svolta. Poi, gli infortuni, la Coppa d’Africa e quel ciclo infernale di gare da cui nessuno si sarebbe sognato di pretendere nulla. Erano stati in molti a condividere la scelta dell’assetto a cinque, viste le emergenze e il momento. Ieri, però, c’erano tutti. Mancava Osimhen, soltanto lui, ma la squadra era al completo e competitiva, potendo contare anche sui nuovi innesti. La scelta di cominciare col 3-5-1-1 è una volontà di intenti. La manifestazione di un piano gara evidente già all’annuncio delle formazioni ufficiali. Mazzarri, avendo studiato Spalletti in lungo e in largo, avrebbe dovuto garantire nuovo impeto. Un ritorno a qualcosa che somigliasse il più possibile al Napoli glorioso della passata stagione. Il 3-5-1-1 di ieri, tuttavia, è la dimostrazione di una funzione nuova, ma ben diversa da quel che si pensava.
Non c’erano emergenze o defezioni che potessero giustificarlo, il modulo è la dichiarazione di rinuncia a priori di ogni pretesa ai tre punti. Una dichiarazione che intende sottolineare le differenze di classifica in quelli che, in teoria, dovrebbero essere scontri diretti. Un Ave Maria e un contropiede, per il resto il piano gara prevedeva difesa continua e accorta dell’area. Ci si chiede, dunque, se l’arrivo di Mazzarri, più che garantire un ritorno al passato recente, non rischi di fare sprofondare la squadra nel passato (troppo) remoto di squadra emergente.
Certo, il momento è delicato ed è importante non subire contraccolpi. Riparare prima che aggredire. Ciononostante, i punti per la zona Champions non cascano dal cielo. Le gare vanno vinte ed anche un Milan poco solido (due reti dal Frosinone nell’ultima gara) andava attaccato. Oggi, rinunciare a Politano ad inizio gara vuol dire rinunciare al 50% del potenziale offensivo della squadra. Anche Lindstrom, in grande spolvero contro il Verona, avrebbe potuto assicurare maggiore verve di uno Zielinski impalpabile (non da ieri). La squadra di Mazzarri ha anche peccato di precisione. Una palla gol nel primo tempo e l’occasione di prendere la mira da fuori area nel secondo. Ciononostante, i tiri in porta sono stati soltanto due, a fronte di più di un’ora di gioco in svantaggio.
Si comprende il momento delicato (un momento che inizia ad agosto). Ma si deve anche poter rischiare. Il Napoli non è diventato una squadra da metà classifica in un trimestre. Le qualità degli azzurri restano superiori a gran parte delle contendenti di metà classifica. Contendenti che, però, continuano a vincere e per cui sarebbe necessario adeguarsi. Vincere è l’unica risposta possibile, con e oltre il modulo.
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Gennaro Albolino