Non sarà tornato il vecchio Napoli, ma è tornato il vecchio Mazzarri

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È tornato il Walter Mazzarri che tutti conoscevano, affidatosi alla propria identità, garantendo al Napoli compattezza ed organizzazione.

Non sarà tornato il vecchio Napoli, ma è tornato il vecchio Mazzarri

Dopo il derby, il Napoli ottiene ancora una vittoria. Questa volta è un successo chiaro, senza storie. Un tre a zero che non ammette repliche. Il successo arriva nella semifinale della final four di Supercoppa, portando la squadra di Mazzarri a giocarsi la finale. È, dunque, una vittoria importante non soltanto per il valore in sé della qualificazione quanto, soprattutto, per la possibilità di riscattare una stagione al di sotto di qualsiasi soglia minima di sufficienza. La possibilità, in futuro, di voltarsi indietro nell’analisi critica del passato e di poter guardare ad un trofeo.

Eppure il Napoli non partiva con i favori del pronostico. Si sa, le gare secche non conoscono proiezioni e previsioni, ma il momento – e la stagione – tra le due squadre parlava di un solco profondo, più di carattere psicologico che di punti. Agli azzurri serviva qualcosa che potesse mischiare nuovamente le carte sul tavolo. Qualcosa di nuovo, un nuovo vestito. Mazzarri trova quel vestito in una sartoria di vecchia frequentazione, e calza a pennello. Gli azzurri ritrovano il fattore decisivo nella novità tattica. Quel cambiamento nell’impostazione che, ormai, chiedevano in molti.

Non sarà tornato il vecchio Napoli, ma è tornato il vecchio Mazzarri

Difesa a tre, che in fase di non possesso diviene a cinque. Un 3-4-3 che a Napoli non si vedeva dai tempi di… Mazzarri. Il nuovo assetto, però, sortisce gli effetti sperati. Non è il Napoli dello scorso anno, e nemmeno gli si avvicina. Per conduzione gara, agonismo, capacità di imporsi e quella superbia tecnica che consentiva agli azzurri di spazzare via gli avversari. È un Napoli ancora distante, ma non è nemmeno la squadra senza criterio delle ultime uscite. Il modulo a tre, infatti, ha garantito compattezza e ordine. La squadra ha riscoperto la distanza tra i reparti, la capacità di difendere nella propria metà campo. Poco possesso per gli azzurri che non disdegnano nemmeno di preferire la copertura e l’attacco in ripartenza. Si potrebbe pensare alle vesti della provinciale, ma preferiamo parlare di fruttuosa funzionalità in un momento di crisi profonda della squadra azzurra.

Soprattutto, il Napoli ha riscoperto l’organizzazione. Ci sono allenatori che costruiscono le proprie carriere su caratteri salienti nel proprio gioco. Sarri è famoso per l’estetica delle sue squadre, Allegri per una impostazione proiettata al successo, Mazzarri per l’organizzazione. Ogni allenatore, però, ha bisogno del proprio modulo per poter esprimere la propria identità, Sarri insegue il suo irrinunciabile 4-3-3 (o 4-2-3-1), Allegri il 3-5-2 e Mazzarri l’impostazione a tre. Togliete l’assetto ideale e toglierete anche l’organizzazione dal gioco di Walter. In fondo, il tecnico toscano, in quanto traghettatore, è giunto proprio per riportare all’ordine una squadra allo sbando.

Tornare a quel che si conosce meglio consente di trasmettere con maggiore efficacia i dettami di gioco, quelli che si conoscono meglio. Specialmente, consente di non svilire – ulteriormente – il fantasma di una stagione, forse, irripetibile. Un taglio netto è quel che serve alla squadra che non può dirsi ancora in ripresa, ma nemmeno più in caduta verticale. È ancora lontano il vecchio Napoli sfavillante delle ultime stagioni. È tornato, invece, il vecchio Mazzarri, maestro di campo.

Gennaro Albolino

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