A Bergamo un nuovo capitolo, della storia di Mazzarri e del Napoli

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Al Gewiss di Bergamo il nuovo Napoli di Mazzarri ritrova il successo e, forse, tutto quanto serviva e che, invece, non si è visto sinora.

A Bergamo un nuovo capitolo, della storia di Mazzarri e del Napoli

Come lo scorso anno. Il gol di Lookman che giunge a spezzare ogni aspettativa; l’intensità feroce dei padroni di casa; il gol di chi… ti aspetti, quel macedone che, meglio di chiunque altro, sa vestire i panni della risorsa aggiunta. Come lo scorso anno il Napoli vince, due a uno, e strappa tre punti che pesano come un macigno nel freddo gelido del Gewiss. Per un moribondo che barcolla tra sufficienza stentata e famelica delusione, una vittoria come quella di ieri è la migliore terapia.

Non soltanto il bottino (pieno) di punti, ma la voglia, il sacrificio, la capacità di soffrire ed il gruppo. Dalla trasferta di Bergamo può tornare un Napoli consolidato, compatto. Quella compattezza che, se abbinata alla straordinaria qualità della rosa e unita alla coesione con il tecnico, può portare la squadra verso ambizioni di riscossa. Perché ogni barca ha bisogno del suo capitano. Un uomo che possa guidare, con la mente consapevole di quel che è stato e lo sguardo volto al futuro. Da Bergamo, a guidare il Napoli è un comandate che questa barca la conosce bene. Walter Mazzarri è il nuovo – ma non troppo – volto al timone. Ritrovare proprio coesione e successo gli imperativi per chi, per le sfide semplici, non ha mai avuto attitudine.

A Bergamo un nuovo capitolo, della storia di Mazzarri e del Napoli

È presto per dire se sia di Walter il merito del successo. Lo è soprattutto per giudicare la bontà della scelta. Una sola gara, seppur di importanza cruciale, è troppo poco per poter vedere in Mazzarri la panacea a tutti i mali della squadra. La copertina del sabato, però, è tutta dell’allenatore toscano. L’esordio con vittoria è solamente l’epilogo di una storia che si arricchisce di tutto quel che di romantico c’è nel calcio. Walter torna a Napoli, in quel connubio che aveva reso grandi entrambi. Torna nei mesi più freddi, nel bisogno più incessante. L’onere è dei peggiori, tra aspettative e difficoltà, ma il il suo secondo debutto alle pendici del Vesuvio è ancora una volta quel che serviva.

Una vittoria per scacciare i fantasmi del recente passato, per ribadire le prerogative d’alta classifica. Una vittoria per scrivere un capitolo nuovo della storia del tecnico e della squadra. Il percorso ricomincia da oggi, e forse lo fa con un approccio nuovo. Le immagini di vicinanza e confronto sodale tra giocatori e allenatore potranno voler dire poco per chi al calcio si avvicina la domenica, salvo distaccarvi mente e cuore in settimana. Quelle immagini potrebbero, però, essere intrise proprio di quel romanticismo. Quel che non abbiamo visto, ahinoi, per tanti, troppi mesi. Quel che serve ad ogni storia, anche ai ritorni. Lasciamo al seguito di Bergamo decretarne l’esito.

L’unico, vero, neo della trasferta bergamasca è l’infortunio di Olivera. Lesione di secondo grado del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro, che è sinonimo di un mese e mezzo di stop, almeno. Un mese e mezzo in cui ci si dovrà inventare più di qualcosa. Con Mario Rui (anche lui) ai box, il Napoli esaurisce ogni alternativa di ruolo. Si può pensare soltanto di adattare ma, anche in questo caso, le scelte non sono troppe. A Bergamo si è visto un inedito Juan Jesus, ma gli interrogativi sono molti, e giustificati. L’ora di gioco del brasiliano è l’emblematico manifesto di una campagna acquisti a metà tra incompiutezza ed eccesso di fiducia.

Due anni fa si scelse Juan Jesus perché si riteneva potesse vestire i panni del cosiddetto quarto senza troppi patemi, con la consapevolezza che l’onere atletico non avrebbe sottoposto l’ex Roma a particolare sollecitazione. Il recente trascorso non suggeriva prontezza, così come le prestazioni in azzurro particolare affidabilità. Questa estate, con la decisione di virare sul prospetto del Bragantino, si sarebbe dovuto prevedere la necessità di poter garantire maggiore qualità, anche (e soprattutto) nei ricambi. Il Napoli sceglie, ancora, Juan Jesus, ma questa stagione ne evidenzia gli incolpevoli limiti. Ora si potrà – o dovrà – adattare Zanoli, oppure si potrà – o dovrà – operare sul mercato, scegliendo quel che, forse, andava fatto mesi fa.

Quel che rimane sono i tre punti, e non è poco. Nella condizione di perturbante incostanza che affligge la squadra dall’inizio di stagione, una vittoria come quella di Bergamo è oro. Carburante migliore per una nave che, prima di arrivare a destinazione, deve salpare. Il Napoli ha convissuto per mesi con i malanni tipici dell’intolleranza tattica (e non solo), o forse quelli più usuali della sbornia da successo. Difficile dirlo, sarà il futuro a giudicare. È certo che, proprio per questo, in azzurro si dovrà ragionare gara per gara, senza troppe prospettive e proiezioni. Oggi è un ottimo giorno, un successo con una cornice di ritrovato spirito. Per il resto ci sarà tempo. Al Real ci penseremo mercoledì.

Gennaro Albolino

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