L’urlo di Elmas e il ritorno al passato, oltre il successo dell’Arechi

Elmas Arechi

All’Arechi si è (ri)visto qualcosa del Napoli vincente del recente passato e l’importanza di Elmas per gli azzurri. Tre punti, ma non solo.

L’urlo di Elmas e il ritorno al passato, oltre il successo dell’Arechi

Si è rivisto qualcosa, ed è la migliore notizia possibile oltre il risultato. Il Napoli di Salerno ha lasciato intravedere raggi di una luce che viene da lontano, ma neanche troppo. Per larghi tratti della prima frazione, la squadra di Garcia ha ripercorso le orme di un trascorso che conosce bene. In gran parte delle sortite offensive – e nell’occasione del primo gol – gli azzurri rispolverano quella facilità di possesso tipica del Napoli più recente, e più vincente. Gli scambi rapidi, conditi dalla tecnica (e velocità) d’esecuzione, sono stati la nota lieta che avrà ricondotto le menti di molti ai mesi passati, con gli occhi volti allo spiraglio che potrebbe aprirsi sul futuro. L’esigenza del cambiamento era comprensibile, ma la storia insegna che il radicalismo ha vita breve e scarsa produttività. Di un passato tanto trionfale non si poteva, e non si doveva gettare via tutto.

Si è detto della prima metà perché, anche ieri, si può parlare di un Napoli a due facce. Al primo tempo si contrappone la ripresa, per atteggiamento e qualità della manovra. Nei primi quarantacinque la tecnica, seppur a (larghi) tratti, è stato il comun denominatore di una squadra volta ad una chiara idea di gioco. Triangolazioni, uno due rapidi e scambi in velocità il fattore che ha messo in confusione la Salernitana e che, potenzialmente, potrebbe assurgere ad arma concreta contro ogni avversario. La centralità di Lobotka, la capacità di alternare centro ed esterno e, in generale, la qualità di gioco le più incoraggianti basi di partenza per una squadra che attende che Anguissa torni alla forma più congeniale.

In attesa di Osimhen, inoltre, le funzioni di manovra di Raspadori consentono alla squadra di esplorare nuovi orizzonti, tra falso nueve e nueve vero. Il movimento sul gol è da attaccante puro, ma la capacità di legare il gioco è tutta di Jack. Tutta sua, attendendo un futuro da divorare.

Poi, la ripresa. Nel secondo tempo un Napoli più compassato, passivo. Gli azzurri hanno manovrato meno, adagiandosi sul vantaggio. Negli ultimi venti minuti la squadra pareva soffrire il prevedibile agonismo dei salernitani, unica arma a disposizione di Inzaghi. Alla qualità si è alternata la poca lucidità. Dualità che potrebbe tranquillamente rientrare nei logici meccanismi di gestione delle risorse, visti i prossimi (e decisivi) impegni. La continuità, però, è il migliore dei pani quotidiani.

L’urlo di Elmas e il ritorno al passato, oltre il successo dell’Arechi

Chi non ha peccato di lucidità è stato Elmas. Aggrappandosi agli unici spezzoni di gara che, di recente, Garcia pare disposto a condergli, il macedone divora la manciata di minuti a disposizione. Divora anche il campo, bruciando la fascia sinistra ed ubriacando il difensore con il consueto gioco di gambe. Il gol è un manifesto alle esigenze, sue e della squadra. L’urlo tecnico di chi ricorda a tutti che nessuno, soprattutto lui, può finire con troppa facilità nel dimenticatoio. Se Elmas non può fare a meno del Napoli, è certo che il Napoli non possa fare a meno di Elmas.

Le riflessioni sulla gara dell’Arechi si riducono alla positività del risultato e – come detto – al ritorno sporadico della qualità di gioco. Salerno era una tappa imprescindibile per gli azzurri. Non potevano essere contemplati risultati diversi dal successo, e la gara di ieri ha chiarito il perché. I granata sono davvero la brutta copia della squadra dello scorso anno. Molto più simili alla neopromossa di due anni or sono. La stagione dei miracoli, anche se i miracoli capitano una volta soltanto. Le riflessioni, pertanto, spetterebbero più a chi ha a cuore i colori granata. La squadra di Inzaghi (che non pare foriero di grandi imprese, ad oggi) è sembrata priva di ogni cognizione di gioco, idea o qualità incoraggianti. Scarso ottimismo sul futuro. Per il Napoli, per questo ed altri motivi, per il morale e lo spiraglio che persiste sulle ambizioni, Salerno non poteva non essere sinonimo di tre punti.

Gennaro Albolino

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