Verona e Berlino ossigeno puro, ma il Napoli deve fare (anche) altro

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I successi di Verona e Berlino sono fondamentali per il Napoli, ma la squadra di Garcia è chiamata a dimostrare maggiore qualità nel gioco.

Verona e Berlino ossigeno puro, ma il Napoli deve fare (anche) altro

Quindicesimo (quartultimo) a soli sei punti. Nove sconfitte consecutive (otto prima di ieri), con venti gol subiti. Questi i numeri dell’Union Berlino. Se è vero che nelle sfide europee nulla può essere dato per scontato, è altrettanto vero che nel calcio, come ama dire qualcuno, esistono le categorie, e queste devono essere fatte valere sul terreno di gioco.

Non esistono campi facili ed ogni avversario è pronto a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Tuttavia, gli azzurri non possono permettersi di derogare dalla competitività e, sopra ogni cosa, dalla propria qualità. Non è una squadra che ha nelle proprie corde la speculazione ed il solo sacrificio. Il Napoli, per attitudine, ha bisogno di creare e meritare. Ci si chiede, infatti, il margine di risultati raggiungibile dal Napoli senza spingere al massimo sulla qualità del gioco. Dove può arrivare, con la sola forza del risultato, una squadra che fa del gioco la sua arma principale?

Verona e Berlino ossigeno puro, ma il Napoli deve fare (anche) altro

Due vittorie in due gare sono tanta roba. Non per il mero calcolo dei punti, quanto per il precedente della sosta. Per come si prospettava la vigilia di Verona, anche un bottino più magro avrebbe rappresentato grasso che cola. Le due settimane della sosta nazionali più indimenticabile (più nel male che nel bene) avevano consegnato all’ambiente una polveriera destinata ad esplodere tra le mani di De Laurentiis. Sul banco degli imputati (che pure erano tanti) l’indiziato principale era – ed è – Rudi Garcia. Il peso opprimente della delegittimazione, della critica e della sfiducia rischiava di essere un macigno fatale e, in generale, determinante per il prosieguo della stagione. Ogni ambizione pareva perduta definitivamente, da rinviare a cambiamenti che sembravano imminenti.

Per questo il doppio successo è linfa vitale. Ossigeno puro per una squadra che ha affrontato le maree del cambiamento con spropositata insofferenza. Tuttavia, il Napoli è un malato ancora lontano dalla guarigione effettiva. Dopo più di due mesi di gestione Garcia è lecito attendersi altro. Anzi, col passare del tempo comincia a diventare doveroso. Con novembre alle porte, la squadra di Garcia non offre segni concreti di progresso. L’esaltazione del bel gioco è altalenante e, in molti casi, limitata alla dimensione dell’avversario. Non si ha contezza di un percorso netto, né di passaggi di crescita distinguibili. Alla goleada contro il Sassuolo segue la débacle contro la Lazio, al poker salentino il crollo contro i Viola e, al successo veronese una prova incolore (seppur, questa volta, condita dai tre punti). Un progetto necessità di continuità e, in particolare, di riconoscibilità. Il tempo scorre e non si può vivacchiare di estemporaneità.

C’è un azzurro, più di tutti, che questa settimana ha vissuto sulla propria pelle gli intralci dell’incostanza. Jens Cajuste, croce e delizia degli ultimi giorni partenopei. Dopo l’incoraggiante prova del Bentegodi, in cui lo svedese giganteggiava tra le maglie gialloblù del centrocampo scaligero, il primo tempo di Berlino è una bocciatura abbastanza palese. Non soltanto per la sostituzione, il numero ventiquattro è stato spesso un fattore negativo per i suoi, tra una condizione atletica (forse) deficitaria ed un approccio ‘poco convinto’. Cajuste, però, è un monito importante. Il monito, cioè, che richiama all’equilibrio di giudizio, in particolare quando si tratta di giovani calciatori. Lo svedese non era Rijkaard dopo Verona, e non è l’ultimo dei brocchi dopo Berlino. Non si può incensare la domenica e gettare al vento il martedì. Quantomeno, si è ben compreso che Anguissa non è così facile da sostituire.

La nota più lieta di tutte, sicuramente, è il risultato. Non solo per quanto detto sulle ultime (folli) settimane. Il successo blinda (virtualmente e con le mani ben salde sul ferro) la qualificazione, almeno virtualmente. Qualificarsi agli ottavi è un traguardo fondamentale per un club come il Napoli, soprattutto in ottica Mondiale per club. Teniamoci la vittoria ed i suoi punti, augurandoci che per il resto ci sia ancora poco da attendere.

Gennaro Albolino

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