Il Napoli di Lecce ritrova il poker e le conferme di una prestazione esaltante. Il nuovo Napoli targato Garcia promette crescita progressiva.
A Lecce il Napoli trova risultato, conferme e, soprattutto, autostima
All’annuncio delle ufficiali il cuore di qualcuno sarà andato a mille. Il pensiero (o meglio, l’incubo) che le tensioni potessero riaccendersi, scaturendo in una clamorosa panchina punitiva. Timori lontano dal vero. Il Real all’orizzonte imponeva a Garcia una gestione delle risorse che si riscopre sapiente. Osimhen parte dalla panchina, ma nella ripresa gli bastano pochi minuti per imprimere il raddoppio. Un ingresso insito di cattiveria (agonistica), decisione ed incisività. Capacità di saper scegliere sempre la soluzione migliore, portando più volte i compagni alla concreta realizzazione. I presupposti che solo un grande calciatore sa creare, ma che, ad oggi, Osimhen non pare disposto a cogliere anche nell’emotività. Ancora una volta l’esultanza lascia poco spazio alla gioia, con buona pace dei pensieri di cui sopra.
Gioia di cui, invece, i compagni hanno saputo animarsi. A buona ragione, si direbbe. Per larghi tratti, il Napoli targato Garcia ha lasciato poche distorsioni rispetto a quello di recente Spallettiana memoria. Non una copia, ma una continuità compiuta. Linee di centrocampo e difesa che tornano alle distanze consone, garantendo alla squadra le giuste disposizioni. Un possesso di qualità tecnica superiore, con la palla che viaggia sempre al destinatario più funzionale alla manovra. La rapidità del giro palla non ha mai inficiato la pazienza. Gli azzurri, durante le lunghe parentesi in cui il Lecce ha preferito arretrare e compattarsi in linee strettissime, non hanno mai risentito della smania di verticalizzazione.
A Lecce il Napoli trova risultato, conferme e, soprattutto, autostima
Il vantaggio, giunto nel primo quarto d’ora, ha sicuramente favorito la gestione dei partenopei. Una realizzazione, quella di Ostigard, che giunge a giusto premio. Il norvegese ha dovuto mangiare tanta pasta asciutta (come piace dire a qualche collega), ma della necessità si è potuto fare virtù. La prova dei due centrali è stata, dunque, di grande spessore. La prova non era delle più semplici. Il terzetto salentino, tra conferme e nuovi talenti, era lanciato da una ventata di fresco entusiasmo. La solidità del reparto arretrato è stata una piacevole conferma.
Così come Natan che, a discapito dei cauti ottimismi, ha saputo ergersi ad affidabile centrale, ed oltre. Si era detto che, sino ad oggi, i giudizi sul brasiliano non potevano che essere prematuri. Poco sollecitato. Ebbene, la gara del Via del Mare ha più che sollecitato il giovane centrale azzurro. L’impatto con la competitività, però, non ha smosso il numero tre azzurro. Mai una sbavatura, ottime letture e quella voglia matta di urlare al mondo la propria forza. Natan è quel di cui avevamo bisogno.
Il Napoli, in generale, aveva bisogno di una prestazione convincente, di ritrovare conferme. Nel percorso di crescita della squadra l’autostima non può che essere motore per il futuro. Poi, però, oltre il gioco c’è altro. Quel tabellone, ed i conti alla fine si fanno sempre con quei numeri indicanti il risultato. Anche ieri, tuttavia, il tabellone ha esibito il quattro. Tre punti, quattro gol segnati e zero subiti, nulla di meglio.
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