Un folletto Belga di nome Ciro

Il folletto è una creatura leggendaria tipica della tradizione popolare raffigurato generalmente come un essere piccolo, burlone, agile e sfuggente, capace di volare e di rendersi invisibile…

Poco più di tre decadi fa, in un paesino delle Fiandre, chiamato Lovanio, a pochi chilometri dalla capitale Belga Bruxelles, nasceva un bambino di nome Dries.Era primavera inoltrata, (8 Maggio), il giorno in cui l’ultimo arrivato in casa Mertens venne al mondo. Nell’aria c’era uno forte profumo di fiori di campo e il cielo era di un azzurro meraviglioso. Figlio di un ginnasta e di una docente universitaria, il piccolo Dries si affaccia molto presto al mondo del calcio e già nel 1996 viene notato dalle giovanili dello “Stade Leuven” squadra della sua città.

Cresce in fretta il giovane Mertens e mostra da subito un gran talento facendosi notare da altre squadre Belghe. Ormai maggiorenne si trasferisce in Olanda dove si mette in evidenza in compagini come l’AGOVV e l’Utrecht. Ma è solo con il passaggio al PSV di Eindhoven che viene notato dai club di mezza Europa.

E’ simpatico Dries, burlone, adora fare scherzi ai suoi compagni di squadra e quando segna esulta facendo linguacce. E’ un’ottima ala sinistra e grazie al fatto di non essere molto alto, (168cm), corre e sguscia tra gli avversari servendo assist eccezionali e mostrando un “magico” fiuto per il goal. Carattere solare e schietto, sorriso impertinente. Tratti anomali per uno nato nel “freddo” nord dell’Europa. Sembra quasi come se nel suo destino fosse già scritto il nome di un’altra città. Una città dove la gente ha caratteristiche più affini alla sua verve da “giullare”. Una città che lo avrebbe adottato chiamandolo figlio. Una città che lo avrebbe amato, ricambiata, incondizionatamente: una città come Napoli!

E’ fu proprio così che andò! Dopo qualche anno in Olanda, nell’estate del 2013 viene acquistato dalla squadra partenopea…Non sei entrato subito nel cuore di tutti i tifosi del Napoli ma devo ammettere che nel mio ci sei entrato alla velocità della luce. Da ala sinistra dovevi lottare per ritagliarti un po’ di spazio in campo visto che in quel ruolo giocava un figlio di Napoli, per diritto di nascita: Lorenzo Insigne. Nonostante ciò ad ogni partita speravo che il mister di turno ti facesse giocare almeno il canonico quarto d’ora. Eri paziente, ogni volta che entravi, anche se per pochi minuti, ti mettevi in mostra con assist e dribbling da capogiro. Ti adoravo!

Sai una cosa però Dries, non so se siano state le mie “preghiere” o il destino che aveva in serbo altro per te, ma accadde un fatto eccezionale…..A causa dell’addio di Gonzalo Higuain all’epoca punta centrale del “nostro” Napoli e complice l’infortunio di Milik, sostituto naturale di Gonzalo, mister Sarri, che in quella stagione allenava gli azzurri, ebbe l’idea di farti giocare da falso nueve. Eureka! Fu l’apoteosi, cominciasti a segnare goal a profusione, reti meravigliose di destro e di sinistro, da fuori aria o di rapina. Insomma ti riscopristi e ti riscoprimmo un’eccezionale centravanti.

Grazie all’exploit che avesti giocando in quel nuovo ruolo, anche le tue “quotazioni” nel cuore dei tifosi salirono. Io,  dal canto mio, ebbi una sorta di rivincita  su chi non credeva in te. Vederti finalmente protagonista in quel Napoli mi rendeva troppo felice.

Hai sempre amato la città. Hai avuto con “lei” da subito un rapporto viscerale. Con tua moglie Kat l’hai vissuta appieno e non era difficile incontrarvi in giro, che fosse a Posillipo o nei quartieri Spagnoli. Ti sei integrato nel tessuto sociale a tal punto da sembrare più Napoletano di alcuni che alle pendici del Vesuvio ci sono nati.

Questo amore che nutrivi, senza farne mistero, per la gente di questa città meravigliosa, il tuo carattere da “scugnizzo” impunito e il tuo attaccamento alla maglia azzurra ti sono valsi il soprannome di Ciro, che, per antonomasia, è un nome fortemente legato alla tradizione Partenopea. Sei diventato un simbolo, un figlio di Napoli, un’icona. Hai scritto il tuo nome nella storia del club azzurro diventandone il miglior marcatore di tutti i tempi. Dietro le spalle quel numero 14 ti rendeva riconoscibile e temuto ovunque….Quanto ci hai fatto divertire!

 

Sono notoriamente una persona romantica, legata al calcio di altri tempi, credo ancora al valore delle “bandiere” e all’amore incondizionato per la maglia, così,  quando è nato tuo figlio e lo hai chiamato Ciro, per palesare ancora una volta quanto ami questa città e questi colori., il mio cuore ha tremato di gioia….. Ah caro Dries quanto ho pianto quando sei andato via da Napoli!

 

Non dovremmo affezionarci ai calciatori perché vanno e vengono ma tu per me sei stato speciale, mi hai insegnato che un posto è di chi lo ama e non solo di chi ci nasce. Mi hai regalato momenti di gioia pura ed emozioni sincere. Nel mio cuore ci sarà sempre un posto speciale per te: Folletto Belga di nome Ciro.

 

a cura di Virginia Trapani

 

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