Le prime risposte del Napoli di Garcia all’inizio di questo tour de force, sono piuttosto negative. Non basta la reazione dei singoli per coprire l’involuzione e la confusione di una squadra senza un’identità di gioco. Il tecnico francese lancia la coppia difensiva, Ostigard-Juan Jesus, ovvero le riserve della passata stagione. Cambia anche Mario Rui per Olivera ed Elmas sulla destra. Il Napoli per ben 70′ non riesce a costruire gioco, basta aggiungerci un altro minuto per vedere la prima conclusione di Kvaratskhelia verso lo specchio della porta. Decisamente troppo tardi.
L’Editoriale – Genoa-Napoli, la reazione dei singoli non copre l’involuzione e la confusione di una squadra senza gioco
Questa squadra non è nemmeno il ricordo più sbiadito di quella ammirata soltanto pochi mesi fa. Un equilibrio difensivo non è stato raggiunto e si cerca ancora di capire quale possa essere la coppia per il futuro. I calciatori non sanno cosa fare con il pallone tra i piedi ed il centrocampo tranne con qualche lampo di Zieliński non gira. Lobotka toccherà anche più palloni, ma insieme ad un pessimo Anguissa anche per condizione fisica, oggi non possono definirsi i perni del centrocampo come la passata stagione. Sembra quasi che debbano interpretare l’uno i compiti dell’altro, ovviamente con scarso successo. Tant’è che quando entra Cajuste, almeno lo svedese per tempi di inserimento fa girare meglio la squadra.
Quest’ultima ha delle grosse difficoltà in fase offensiva, la ricerca spasmodica di Victor Osimhen chiamato ad un tipo di lavoro che va oltre le sue qualità, porta ad evidenziare i limiti tecnici. I due goal subiti, sono arrivati entrambi su calcio piazzato. Il primo sugli sviluppi di una punizione al lato, con Anguissa che cade dopo un contatto in area e Juan Jesus si dimentica completamente di Bani. Sul secondo Retegui, questa volta sugli sviluppi di un calcio d’angolo, viene lasciato solo con Ostigard a terra e Mario Rui che guarda prima il norvegese e poi il pallone entrare in rete. L’aver acciuffato il risultato è frutto di giocate dei singoli. Raspadori, quando gioca in quel fazzoletto di campo, diventa più pericoloso e col mancino s’inventa un gran goal. Stessa cosa per il 2-2: da una grande giocata di Zieliński, nasce un’altrettanto bella conclusione di Politano.
L’ultima mossa di Garcia ha lasciato tutti di stucco, perfino lo stesso Kvaratskhelia. L’emblema della situazione del Napoli è il cambio del georgiano per l’ingresso di Zerbin, quando negli ultimi minuti c’era la necessità di provare a completare la rimonta. Privarsi di uno che prova a creare scompiglio alle difese avversari, a maggior ragione in una situazione del genere, è difficilmente comprensibile. O quantomeno perché non sostituirlo con uno tra Lindstrom e Simeone? Con quest’ultimo che spesso le ha risolte le partite nella passata stagione. Ed è un brutto segnale la reazione del georgiano alla sostituzione nei confronti del tecnico.
L’Editoriale – Già si è sbagliato in estate, non si vada oltre
Alcuni errori già sono stati commessi in estate da parte della società, sia nelle tempistiche che nelle scelte. Ed a questo ormai non c’è più la possibilità di rimediare. Adesso, però, per non andare oltre ed evitare di raggiungere un punto di ritorno è importante ritornare in sé tempestivamente.
In primis anche la stessa squadra ha bisogno di ritrovare quella determinazione, convinzione e motivazione per almeno soltanto provare ad essere protagonisti come nella passata stagione.
Poi è lecito passare all’allenatore e ricordare semplicemente che per voler continuare il progetto tecnico, prendere un allenatore che faccia il 4-3-3 (sembra voglia fare tutto tranne che quello) non vuol dire sinonimo di continuità perché tra la prime cose a cambiare c’è anche la metodologia di lavoro. Quella di oggi è una squadra priva di automatismi, dove tutte le certezze sembrano spazzate troppo in fretta.
Cambiare è comprensibile ed il gruppo deve essere disposto anche al sacrificio. Le altre soluzioni, però, dovrebbero diventare un’alternativa, un valore aggiunto e non di distruzione, altrimenti si sarebbe dovuta costruire una squadra ad immagine e somiglianza dell’allenatore. La percezione è che Garcia, ad oggi, non sia riuscito a prendersi completamente il gruppo.
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Davide D'Alessio