Il Napoli è campione d’Italia. Spalletti porta in alto il club azzurro dopo 33 anni e lo fa in maniera encomiabile. Uno dei protagonisti di questo successo è sicuramente Piotr Zielinski, che nonostante abbia segnato pochi gol è stato il perno del centrocampo partenopeo. In campionato è andato in rete per ben tre volte, mentre in Champions quattro. Un Piotr in versione Europa gioca molto più offensivo e giova delle grandi prestazioni dell’intera squadra.
Pochi gol ma tanta efficacia: l’enorme importanza di Zielinski nel Napoli di Spalletti
Ciò che rende la stagione sublime del polacco sono gli assist, dieci in stagione. Ancor di più è la sua posizione in mezzo al campo: è lui la mezzala che spesso rinuncia ad inserirsi (a differenza di Anguissa) pur di ricamare calcio sulla trequarti sinistra. Scambi stretti e rapidi, finte di corpo e indice di verticalizzazione sempre sopra la media. Il possesso palla del Napoli, oltre che partire da Lobotka, trova la sua maggior brillantezza e verticalità proprio in Zielinski. In molti hanno criticato la sua stagione, osservando – erroneamente – la quantità dei gol (in calo rispetto agli anni passati). Le continue sterzate mandano fuori tempo gli avversari, il proporre calcio a testa alta rende Piotr il centrocampista più pericoloso degli azzurri. Nonostante non segni da tempo un gol dalla distanza resta sempre un pericolo quando prova il tiro. Spesso, pertanto, cerca la giocata sull’esterno piuttosto che calciare. A contribuire a questa crescita in mezza al campo è il lavoro di Luciano Spalletti, che ha reso sublime il gioco di questa squadra. Il modus operandi degli undici titolari è propositivo e cinico. Il possesso palla – come dichiarato dal tecnico in conferenza – stanca gli avversari e dà consapevolezza alla squadra. Ma senza la qualità dei giocatori quest’ultimo può rivelarsi pericoloso. Pertanto, la stagione di Zielinski è da incorniciare e può considerarsi davvero quello della consacrazione.
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Pasquale Caldarelli