Con l’avvento di Paulo Sousa la Salernitana sembra essere rinata. Risultati e gioco il manifesto di un tecnico che ha saputo essere garanzia.
Salernitana: Paulo Sousa, l’artefice di una primavera a tinte granata
Mentre la festa era già pronta la Salernitana ha tirato uno scherzo che solo i cugini (calcistici) sanno riservare. Il pareggio del Maradona è stato accolto nel comprensibile giubilo del ritorno in terra amica. I granata hanno offerto l’ennesima dimostrazione di solidità e caparbietà. Soprattutto, quello di Napoli è un risultato che arricchisce la serie di risultati utili. La quota nove è un traguardo che consente ai salernitani di potersi dire ‘ortimisti’ (eufemismo) sull’esito della rincorsa al terzo anno nella massima categoria. Un bottino di punti che concretizza un cambiamento di rotta significativo. Una rivoluzione che, però, ha un nome e cognome. È Paulo Sousa l’artefice della primavera granata.
Salernitana: Paulo Sousa, l’artefice di una primavera a tinte granata
La classifica decreta la quattordicesimo posizione per la Salernitana. La squadra campana vanta 35 punti. Ciò che induce riflessioni è la considerazione che 14 dei 35 totali sono giunti con il portoghese alla guida tecnica del club. Un bottino raccolto in soltanto undici partite, contro i ventuno raccolti da Nicola in ventidue gare di campionato. Evidente l’impatto di Paulo Sousa sulla squadra, con una media punti che passa dallo 0,96 della gestione Nicola all’1,27 dell’ex commissario tecnico della Polonia. Sousa ereditava una situazione a dir poco preoccupante, con i salernitani che giungevano da una crisi di risultati fatta di cinque sconfitte in sei partite. Tra esse il tracollo bergamasco, con le otto reti che risvegliarono le coscienze della dirigenza.
Chiamato a rigenerare un ambiente depresso e col fianco prestato alla tensione, l’allenatore lusitano ha invece trovato una serie di dieci risultati utili consecutivi. Otto pareggi e due vittorie dopo la sconfitta casalinga contro la Lazio. Un trend che conduce i salernitani verso la permanenza.
È il merito che la squadra raccoglie per una metodologia che trova la giusta sintesi tra l’estetico e l’efficace, con maggiore inclinazione al secondo fattore. Quello dei granata è infatti un calcio che si caratterizza per una proposta costante, e soprattutto l’ordine in fase di non possesso. Un sistema che predilige il fraseggio ‘pulito’ e lineare. Gli uomini di Sousa vantano sempre una soluzione di gioco valida per la continuazione della manovra. L’obiettivo resta quello di colpire l’avversario sfruttando al meglio l’azione, senza però rinnegare una solidità che è tornata ad albergare nelle abitudini dei granata. Anche in fase difensiva la squadra denota un miglioramento attribuibile al tecnico portoghese. Il terzetto difensivo giova di attenzione e, soprattutto, compattezza che sono un vanto dell’ex Fiorentina.
Paulo Sousa aveva già mostrato le spiccate doti gestionali nel suo primo anno italiano. Giunto in Toscana con la fama del predestinato – dopo l’eccellente esperienza al Basilea – il coach era chiamato al duro compito di sostituire Vincenzo Montella. In Viola l’italiano aveva incantato critica e tifosi per un gioco dall’affabile estetica e la straordinaria vivacità offensiva. La concretezza, abbinata alla fluidità, dell’allenatore portoghese conducono la Fiorentina al quinto posto. Una stagione che vide la squadra toccare con mano i vertici della classifica, garantendo alla piazza la competitività delle ultime stagioni. L’anno seguente è lo staff tecnico a pagare le conflittualità di una dirigenza in procinto di ‘passare la mano’.
Gli anni successivi denotano, forse, il difetto principale di Sousa. Scelte che si potrebbero definire ben meno che lungimiranti hanno inficiato il percorso del mister. Cina, Brasile Bordeaux e Nazionale polacca esperienze poco gratificanti. Intuizioni non brillanti che non hanno valorizzato il valore dell’allenatore granata.
Oggi la possibilità di ristabilire il corso della propria storia. Sousa ha qualcosa da dimostrare al calcio. Il futuro di questo campionato, è certo, avrà in Paulo un protagonista che vorrà dire la sua nel palcoscenico del calcio italiano. L’opportunità di riscattarsi e, chissà, di realizzarsi, in futuro, a quei vertici soltanto sfiorati.
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Gennaro Albolino