Osimhen e i suoi gemelli, un campionato ormai solo di passaggio

Campionato di passaggio

Osimhen, Leao e Kvara destinati a seguire le orme di illustri predecessori, per una fuga da un campionato italiano che pare ormai di passaggio.

Osimhen e i suoi gemelli, un campionato ormai solo di passaggio

Il Napoli, anche questa stagione, ha i suoi gioielli. Kvaratskhelia, Osimhen e Kim si aggiungono ad una lunga lista di calciatori che alle pendici del Vesuvio hanno fatto fortuna. Essi, tuttavia, sono in ottima compagnia. La Serie A si riscopre, negli ultimi anni, fucina di talenti. Leao, Vicario, Schuurs, Skriniar & Co. si sono dimostrati calciatori di assoluta qualità. Tra interessanti prospetti ed eccellenza affermata, è il fiore all’occhiello del calcio nostrano. L’aspirazione d’esser campioni che, però, vuole concretizzarsi in terra straniera, lontano da un campionato morente.

La dura realtà con cui fare i conti è quella di una Serie A lungi dall’essere meta ambita di campioni, oltretutto affermati. Non è, certo il deserto della cultura calcistica. Proprio in virtù di ciò, però, il campionato italiano si configura come ideale luogo di ambientamento con i grandi livelli di questo sport. Un campionato, dunque, di passaggio. La nostra competizione, a metà strada tra il declino e le glorie d’un tempo, consente a calciatori in rampa di lancio di ben maturare, e di acquisire la necessaria confidenza con le proprie qualità, e le difficoltà che questo sport riserva. Pressioni, seguito, internazionalità e soprattutto tattica le prerogative indispensabili per assurgere al (triste) ruolo di meta preparativa. La storicità di una competizione ridotta ad utile palestra del talento.

Osimhen e i suoi gemelli, un campionato ormai solo di passaggio

Di aspiranti campioni la Serie A offre una piacevole varietà. Il problema è la rassegnazione che pare dovremmo imporci a vederli giocare altrove. La partenza verso porti più attraenti (e ricchi) si configura come triste certezza. I più interessanti giovani della massima competizione nostrana, infatti, paiono avere un limite di permanenza che si assesta – mediamente – nei tre anni, oltre i quali sono principalmente le sirene inglesi a prevalere. Osimhen si candida, peraltro, come il principale indiziato all’asta di mercato estiva.

Eppure, i top club inglesi potrebbero certamente permettersi di acquistare ben prima prospetti che paiono garantire una proficuità sicura. Essi, probabilmente, preferiscono attendere che sia la Serie A a svezzare i suoi diamanti grezzi, confermando pienamente quello che è il ruolo a cui sembra destinata. Seppure destinati a moltiplicare gli esborsi, i club inglesi ritrovano un certo vantaggio nell’acquisire un calciatore dalla prontezza garantita. Lo storico offre una varietà ragguardevole di esempi a riguardo. Scamacca, Cancello, Romero, Alisson, finanche il più maturo Koulibaly sono le stelle del campionato che hanno recentemente (e non) fatto le valigie. Anche Romelu Lukaku si era avvalso delle proprietà rigeneranti e preparative del campionato italiano. Reduce da stagioni poco convincenti tra Chelsea, United ed Everton, nel 2019 giunge all’Inter di Conte. Dopo due sole stagioni, e la bellezza di quasi cinquanta gol, il belga abbandona prontamente i Navigli. La destinazione è, naturalmente, l’Inghilterra.

Eppure, queste erano le consuetudini che una volta spettavano al calcio italico. Il campionato italiano ha perduto il lustro di torneo principe del continente. Lontana dai fasti di un tempo, la Serie A non gode più della serrata competitività che ha accompagnato il calcio nostrano sin dagli anni ’80. Con una qualità che diviene merce rarissima, il campionato italiano difetta in forza complessiva e spessore dei suoi interpreti, con l’aggravante dello spettacolo e dell idee. Difatti, è inefficace (se non inesistente) la capacità del sistema di adeguarsi alle evoluzioni che il calcio europeo propone. Gli allenatori promotori di innovazioni (al passo con le proposte europee) non sono mancati. Tuttavia, a venir meno era una certa prontezza della critica al nuovo che avanza (per alcuni stride), e soprattutto il tempo che dirigenze malinconiche faticano a concedere.

Gennaro Albolino

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