Napoli, quando l’entusiasmo è una lama a doppio taglio

Entusiasmo a Napoli

NAPOLI – Un Napoli fin qui perfetto alimenta gli entusiasmi di una piazza febbricitante. Con la passione e l’entusiasmo, però, crescono anche le aspettative. E la stagione regalerà – purtroppo – anche delusioni pungenti. Sapremo, allora, conservare un equilibrio di giudizio?

Napoli, quando l’entusiasmo è una lama a doppio taglio

Spalletti è un mago, Kim un muro invalicabile, Lobotka un illusionista e Kvara un fenomeno. Meret? Abbaglio estivo generale, meglio del friulano solo Zoff. Grosso modo il pensiero popolare suggerisce una entusiastica valutazione, senza diritto alla mezza misura. È l’esaltazione di un Napoli imbattuto, che va alla sosta primo in tutte le competizioni. E guai a suggerire correttivi ed osservazioni dissonanti, il rischio di essere tacciati come detrattori è alto. Come nella vita di coppia, se le cose vanno per il meglio, anche nei e difetti paiono piacere di più. È la magia del “tutto rosa e fiori”, che scalda i cuori ma abbaglia la vista. Perché quanto più in alto si punta – e si spera – tanto più cocenti potrebbero essere le delusioni.

Un bordo tagliente

Si sa, questa è una piazza che vive di entusiasmi feroci, ed anche troppo facili. Saranno i trent’anni (e rotti) di astinenza dal titolo, sarà che siamo forse troppo avvezzi “all’ingolosimento” generale. È comunque un tratto distintivo del nostro essere napoletani, l’assenza, molte volte, di un equilibrio nel giudizio e nel vivere le cose. Un pathos tutto mediterraneo che, se applicato al calcio, costituisce quella famosa lama a doppio taglio.

In questi giorni assistiamo ad uno dei due bordi taglienti. La tifoseria, nella sua accezione più generale, mostra grande ottimismo e soddisfazione. Una dimostrazione diffusa di gioia che pare difficile contraddire. Il Napoli infatti, fin qui, vince e convince. Gli uomini di Spalletti macinano gioco, gol e punti, e si ritroveranno dopo la sosta in testa sia in Champions che in campionato. L’entusiasmo della piazza può avere sicuramente benefici notevoli sulla squadra. In primis perché riempie lo stadio, ed un Maradona pieno può soltanto garantire quel “dodicesimo uomo” che, molte volte, è una spinta decisiva verso i tre punti. Inoltre, eventuali problematiche o incomprensioni – come un Lozano non esattamente entusiasta dell’ingresso di Zerbin a San Siro -, possono essere meglio gestite se l’ambiente è calmo e ben disposto. Infine, non c’è nulla di meglio di un clima sereno per propiziare la crescita di giovani talenti come Kvara e Raspadori, e l’adattamento dei nuovi centrali. Ma la lama, come si è detto, è a doppio taglio.

Accadrà, ma saremo pronti?

Accadrà, inutile non pensarci, rimandare il pensiero, o illudersi. Non vogliamo essere la “ciucciuettola” che nessuno aspettava, ma il Napoli avrà qualche problema nel corso della stagione, è naturale. La squadra inciamperà, poi si rialzerà, fa tutto parte del normale corso di un campionato. Noi questo lo sappiamo, ma non è una verità alla portata – o alla volontà – di tutti. Sappiamo anche che, nonostante i grandi risultati raccolti sinora, la mission di Giuntoli non è stata proprio totale. Vi siete mai chiesti, infatti, se venisse un fatidico raffreddore ad Anguissa, chi sarebbe pronto a subentrargli? Non si accettano Demme come risposta… E nemmeno Ndombele. Su Meret non vogliamo aggiungere altro, il ragazzo sta davvero facendo bene, ma non è certo diventato Ospina in due mesi – a buon intenditore poche parole. Questo appena iniziato sarà, inoltre, un campionato quanto mai unico e particolare. Con il Mondiale in autunno, infatti, si potrà scindere la stagione in due diversi campionati, uno pre-Qatar, uno post. Insomma, le insidie non mancheranno, ed essere infallibili non rientra certo nel ventaglio delle possibilità. La vera domanda è: nel momento difficile, come reagirà la piazza? E, dunque, come sarà conciliabile l’entusiasmo di oggi con la delusione di domani?

 

L’altro bordo tagliente, il difficile viene ora

Prendiamo il caso di Kvaratskhelia. Da subito incensato dell’onere di predestinato, con il Lecce, da subentrato, era già oggetto dei primi mugugni. Ulteriore obiettivo era Spalletti che, da abilissimo stratega di Verona, era diventato, già a Firenze, “uno qualsiasi” con l’aggravante della confusione. Si tratta di una logica proporzionalità tra l’eccessivo carico di aspettative ed esaltazione di cui si ricopre una squadra nel momento migliore, e l’altrettanto eccessivo rammarico e risentimento quando le sorti non girano come si vorrebbe. Perché quanto più in alto si vola, si sa, più ripida rischia di essere la caduta. E la proporzionalità di cui sopra, suggerisce il pericolo che, in un momento difficile – che non ci auguriamo – della stagione, si possa tornare a vecchi malumori, antipatie e slogan. L’eccessivo entusiasmo, infatti, ben si sposa con l’eccessivo sconforto. Si rischierebbe un vortice depressivo che, se si concludesse come una recente e deludente primavera, potrebbe risucchiare, ancora una volta, ambiente, tecnico e giocatori. Potremmo rivedere vecchie similitudini poste tra Kim ed una vecchia azienda di tabacchi, o tornare ad ironizzare sul nome di quel georgiano sconosciuto. Un tutti contro tutti che non ci manca affatto, e che farebbe solo male agli azzurri. Una sorta di buco nero dell’oggettività e dell’equilibrio, per nulla sinonimo di una maturità che dovrebbe coinvolgere anche – e soprattutto – l’ambiente.

È importante essere equilibrati oggi, per poter, domani, affrontare al meglio – e con raziocinio – ciò che uno sport imprevedibile avrà da offrirci. Ne va della coerenza, e soprattutto dei nostri fegati.

 

Gennaro Albolino https://twitter.com/AlbolinoGennaro

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