LE ALTRE DI A – A Bologna si è concluso il rapporto che legava Sinisa Mihajlovic ai rossoblù. L’esonero arriva dopo un inizio di campionato altalenante, ma non poche sono le ombre circa l’influenza di fattori “aziendali”.
Mihajlovic e Bologna, non doveva finire così
Sinisa Mihajlovic è stato esonerato dalla guida del Bologna Martedì 6 Settembre, dopo l’ennesimo pareggio in casa dello Spezia, ed una vittoria che stentava a palesarsi. Fin qui zero problemi, e normali calcoli e strategie di una dirigenza sportiva. Manca però il dettaglio – assai rilevante – di una malattia canaglia che costringe Sinisa alla lotta da poco più di tre anni. Molti sono gli ostacoli che la leucemia ha posto alla continuità del suo operato, che tuttavia ha sempre soddisfatto aspettative ed obiettivi. Per questo ci chiediamo: bastano davvero quattro giornate per mettere in discussione tre anni e mezzo?
Eppure era garanzia
Mihajlovic arriva (per la seconda volta) a Bologna nel gennaio 2019, per sostituire Filippo Inzaghi. La situazione non prometteva nulla di buono: soltanto 14 punti nel girone d’andata.
Alla fine di quel campionato però i felsinei conclusero al decimo posto con 44 punti, 30 dei quali dunque conquistati dal serbo. Dal 2019 al 2022 Sinisa ha sempre garantito alla dirigenza una salvezza tranquilla, ed un piazzamento a metà classifica. Ma l’apporto dato non si misura solo in termini numerici, seppur di maggiore concretezza.
Negli ultimi anni, chiunque si accingesse ad affrontare il Bologna, sapeva bene di dover affrontare una partita ed una squadra “rognosa”, attenta ed aggressiva, un undici sempre ben messo in campo ed organizzato. I rossoblù ormai godevano di una identità riconoscibile e rodata. L’ex Lazio ed Inter ha dunque saputo dotare la sua squadra di un atteggiamento distintivo, quanto più simile possibile al proprio allenatore. Non vogliamo certo dipingere tutto di rosa, perché i momenti sportivamente difficili alla guida del Bologna non sono mancati, ma Mihajlovic ha sempre saputo affrontarli e superarli.
Il punto è che in tre anni e mezzo si sviluppa una conoscenza della squadra e dell’ambiente che permette, il più delle volte, una gestione ottimale delle crisi, oltre che un rapido trasferimento di concetti e idee di gioco. Se dunque Sinisa era garanzia tecnica e di gioco, e soprattutto di gestione di squadra, bastano davvero quattro giornate per mettere tutto in discussione? Se il Bologna fosse il Real Madrid, certo che sì. Ma il Bologna è il Bologna, tra l’altro nemmeno troppo rinforzato di elementi di auspicio differente. Dunque una impazienza della dirigenza che pare stonare se rapportata alla dimensione della squadra, a maggior ragione se tale “smania tecnica” non trova un fondamento valido in un mercato sufficiente. Pertanto il dubbio sorge: se quella tecnica non fosse la motivazione principale dell’esonero?
“non possiamo ricevere lezioni di morale”
Recentemente, proprio l’ad dei felsinei Fenucci, parlando dell’esonero di Mihajlovic, ha invitato a concentrarsi sui motivi tecnici e sportivi che hanno indotto all’esonero, affermando di non essere disposti “ad accettare lezioni di morale”.
Sarà, ma il calcio è un business tanto profittevole quanto crudele, segue pertanto le stesse crude logiche d’impresa tipiche di qualsiasi azienda d’alto mercato.
La massimizzazione del profitto è dunque uno dei fattori principalmente determinanti. Conseguenza di ciò è la tendenza, nella maggior parte di tali aziende, di ridurre quella forbice temporale entro cui inserire la tolleranza per l’improduttivo, e soprattutto di pretendere una prestazione continuativa e stabile.
Forse ciò che è avvenuto a Bologna dovrebbe anche inserirsi in quanto appena descritto. La tragica malattia che ha colpito Mihajlovic, infatti, lo ha portato via dai campi due volte, sottraendolo al gruppo per settimane. Nel calcio anche la costanza e la continuità sono un fattore. Ragion per cui (più che) probabilmente la prospettiva di una nuova interruzione da parte di Sinisa ha contribuito alla scelta.
Potrebbe trattarsi di una scelta legittima in un’ottica meramente aziendale, ma il calcio è – soprattutto – passione, e Mihajlovic ne ha messa da vendere. Seppur tormentato e sfiancato, Sinisa non si è mai risparmiato, non ha mai cercato alibi ed anzi si è sempre dedicato al Bologna, raggiungendo i suoi obiettivi.
Non vogliamo incitare certo alla pietà verso Mihajlovic, il quale ha le spalle abbastanza larghe, ed una posizione comunque solida che il calcio ha potuto garantirgli. Ma in primis va ribadito che i diritti esistono per tutti i lavoratori, a qualsiasi livello essi siano. Motivo per cui, la possibilità che dietro un licenziamento ci possano essere motivi come i suddetti, deve far parlare, qualsiasi sia lo stipendio riconosciuto.
Va poi aggiunto a ciò che l’uomo Sinisa, probabilmente, meritava qualcosa di diverso da una decisione “aziendale”. Per il legame instaurato con la città e la squadra, e soprattutto per il sacrificio che ha potuto e voluto dare al suo Bologna, dando tutto sé stesso, anche quando non poteva.
Tra Mihajlovic e Bologna è stata una bella storia di calcio e passione, ma soprattutto di vita, e forse, non doveva finire così.
Gennaro Albolino https://twitter.com/AlbolinoGennaro
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