Napoli, quando finisce un ciclo, vince la sfiducia

Il nuovo ciclo del Napoli è già cominciato

NAPOLI, QUANDO FINISCE UN CICLO, VINCE LA SFIDUCIA

NAPOLI CICLO VINCENTE – È un istinto dei più quello che impedisce alla persona di percepire, nel nuovo che il futuro riserva, un’occasione da cogliere ed accogliere.

Ed il calcio, in quanto metafora della vita, non fa eccezione. Un nuovo ciclo si prospetta nella stagione a venire del Napoli, ma per ora le menti di molti tifosi sembrano sopraffate dalla sfiducia.

LA SICUREZZA DELL’AFFIDABILITÀ E L’INCERTEZZA DEL NUOVO CHE AVANZA

Un antico (e quantomai attuale) proverbio recita chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova. Un “mantra della nonna” che, intriso di verità, denota quella che si costituisce come caratteristica principale ed influente di molti lettori.

Non è un male, è semplicemente naturale. Si tratta di un comportamento istintivo che induce a rifugiarsi nell’abituale, in un ambiente (metaforico e non) conosciuto. Un luogo mentale che non riservi spiacevoli sorprese e per questo ritenuto sicuro.

La cosiddetta comfort-zone dei tifosi partenopei veniva impersonata ogni domenica da calciatori che in questo club non hanno solo aperto un ciclo, ma hanno lasciato segni indelebili sulle pagine della sua storia.

Questa che si conclude è però un’estate la quale, nel bene e nel male (il futuro ce ne offrirà lumi), non dimenticheremo facilmente. Una torrida stagione che con sé ha portato via uomini e calciatori, un gruppo giustamente e popolarmente insignito dell’onere di “idoli della piazza”.

La reazione della piazza è stata quantomai eterogenea. Vi è una fetta del tifo azzurro che si dice fiduciosa in un nuovo ciclo che si appresta a cominciare. Ma un rapido e poco approfondito saggio sui social rivela un animo affranto, e non soltanto per quel che è stato un legame romantico e profondo tra città e calciatori.

Quel che si legge è soprattutto lo spaesamento. Un sentimento che è tipico di chi, dopo consolidate abitudini emotive, si ritrova costretto a dovervi rinunciare. Non possiamo però limitare le nostre analisi su di un periodo calcistico così storicamente importante soltanto a delle valutazioni emotive.

SPAESAMENTO E INSICUREZZA – Ciò che spaventa il tifoso non è tanto il dover rinunciare agli allegorici duetti tra Mertens e Starace, quanto l’abbandono di un gruppo che costituiva garanzia.

Terminare un campionato con 91 punti, segnare il record di gol nel club che fu del più grande di tutti, e marcare Mbappé e Neymar come al campetto il giovedì sera (iperbole voluta) è quanto basta affinché ogni domenica ci si possa sentire sicuri nel riporre fiducia in una squadra.

Ciò di cui parliamo è appunto l’affidabilità, che un determinato gruppo aveva saputo conquistarsi non soltanto a colpi di social, ma con un bagaglio tecnico che in campo ha (molto) spesso potuto fare la differenza.

Rinunciare a tale affidabilità comporta di per sé una inevitabile dose di insicurezza, la quale però rischia di amplificarsi se gli elementi chiamati a sostituire non sono ritenuti “proporzionati”. Di qui l’incertezza che, dinnanzi i nuovi volti del calcio Napoli, perturba gli spiriti dei tifosi.

NESSUN ABBAGLIO, SOLO PRAGMATICO AGGIORNAMENTO

TORMENTONE ESTIVO RIDONDANTE – Nessuno di noi si sognerà mai di chiedere a Kim i memorabili recuperi di Koulibaly, o il tiraggiro a Kvaratskhelia; ma il timore è legato alla prospettiva di dover rinunciare a stretto giro ad un significativo apporto tecnico, o peggio ancora doverlo fare a lungo termine.

E seppure (ne siamo più che speranzosi) essi dovessero garantirne, quanto impiegherebbero per potersi esprimere? E, dunque, quanto pagherà questa transizione ad un nuovo ciclo? Sono questi i tormenti napoletani di questa estate.

RIVOLUZIONE SÌ, MA CON PROGRAMMAZIONE

NAPOLI, OGGI – Spalletti, nella conferenza pre-gara di Verona-Napoli, ha sottolineato la fase di transizione necessaria che il Napoli affronterà in questa stagione. Il tecnico di Certaldo ha però aggiunto (con una sana dose di malizia) che vi sono ancora 12 punti in palio prima della fine di questo calciomercato.

Nessuno contesta la necessità di un ringiovanimento della rosa, i calciatori ahinoi non sono eterni, e poco possiamo farci se il presidente ha intrapreso la strada del “contenimento dei costi”.

Dobbiamo però constatare che a pochi giorni dalla chiusura del mercato, e con un campionato che inizia anzitempo, la squadra si ritrova ad avere più incognite che certezze.

La questione portiere risulta ancora un rebus irrisolvibile, tra un Meret sfiduciato da piazza ed allenatore ed il caos attorno ad un probabile sostituto (Navas o Kepa?). Sostituto di cui al Konami Center non si ha ancora traccia (Sirigu si è unito senza pretese di titolarità).

RASPADORI IN FABIAN OUT – Nonostante i proclami ad un 4-3-3 che pare anche poco applicabile alla struttura della rosa, il ds Giuntoli cerca disperatamente la quadra con un agguerrito (e quando mai?) Carnevali circa l’affare Raspadori. Trattativa, quest’ultima, condotta al fine di poter accontentare Spalletti nel garantirgli il trequartista necessario per il 4-2-3-1.

A centrocampo i sicuri della permanenza sono soltanto Anguissa, Lobotka ed Elmas, mentre tutti gli altri sono ascrivibili alla lista dei cedibili, Fabian su tutti (direzione Parigi). Molti sono dunque gli uomini da sostituire, soprattutto in ruoli chiave per il gioco di Spalletti, ma il tempo stringe ed i campionati si decidono anche per un solo punto: su 12 punti quanti siamo disposti a sacrificarne?

Se, come afferma Spalletti nella citata conferenza, il nuovo ciclo era deciso e concordato da un anno con De Laurentiis, perché allora non garantire all’allenatore gli uomini giusti entro l’inizio del campionato?

Non abbiamo niente contro il nuovo ciclo e la rivoluzione che porta con sé, ma il progresso necessita di minuziosa organizzazione. Ma, oltre che nei contratti, questa estate di organizzazione ne abbiamo vista poca.

CI SIAMO GIÀ PASSATI, E NON FU RIDIMENSIONAMENTO

UNA PIETRA TOMBALE SULL’ERA BENITEZ – Senza ricorrere ai fasti del primo mercato targato Benitez, un esempio utile di quanto un nuovo ciclo, nonostante gli scetticismi, possa nascondere piacevoli sorprese, può essere il calciomercato dell’estate 2015.

HIGUAIN RITROVATO, SARRI IL SUO GURU – L’estate dello psicodramma di Napoli-Lazio, del rigore di Higuain, e di Benitez che scappa a Madrid. Ci ritrovammo con “l’allenatore dell’Empoli”, un Koulibaly più vicino all’essere l’ennesimo “pacco” che un difensore di prospettiva, ed un Mertens oggetto misterioso, oltre che un pugno di giocatori ai più invisi e sconosciuti. Sconforto e pessimismo serpeggiavano nei dibattiti calcistici, e le prospettive parevano “più scure della mezzanotte”.

Era la rottura con un sogno di progetto, con quel che si pensava potesse essere un nuovo “ciclo Benitez”, il quale avrebbe dovuto segnare il passaggio definitivo del Napoli tra le grandi…

Ed invece ci ritrovammo a dover fare i conti con quello che percepimmo come ridimensionamento, passando dal sogno Mascherano alla “garanzia” Valdifiori, costretti a “sorbirci quel brocco di Koulibaly”. Ed invece non sapevamo che era l’inizio di un viaggio che avrebbe portato il Napoli e Napoli sulla bocca di tutti in Europa.

DUE PEZZI DI STORIA CHE SALUTANO DOPO QUALCHE SCETTICISMO DI TROPPO – Un viaggio in cui avremmo imparato che Mertens poteva anche essere un oggetto misterioso, ma una volta svelato l’arcano del mistero il folletto belga ci avrebbe fatto sobbalzare dalla sedia 148 volte…

E che dentro il pacco di Koulibaly si celava quello che probabilmente è stato il difensore più forte della nostra storia… che senza molti di quel pugno di calciatori invisi ai più non avremmo assistito ad uno spettacolo ogni domenica. Ci siamo già passati, dunque, e direi che non è stato affatto male…

Gennaro Albolino 

https://twitter.com/AlbolinoGennaro?t=EFXIdnN1st4jbstG4zuYiQ&s=08

 

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