NAPOLI OSIMHEN – Dopo ventinove giornate di Serie A, sono ancora quattro le squadre a competere per il titolo. Si tratta di uno dei campionati più equilibrati degli ultimi anni, dove solo la Juventus (e lo scorso anno l’Inter) nelle passate stagioni hanno dominato senza avere numerosi problemi. Nell’ultima giornata, il Napoli è uscito sconfitto dalla sfida contro il Milan, in casa. In questo match è stato confermato un problema visto e rivisto in questo campionato: il gol. La squadra di Luciano Spalletti è sesta nella classifica delle reti segnate (49). Davanti ai partenopei ci sono Inter (60), Lazio (57), Milan (54), Hellas Verona (53) e Atalanta (50). Un dato che fa riflettere, ma che forse trova – in parte – la sua spiegazione nelle statistiche dei gol subiti, dove gli azzurri sono primi per porta inviolata (13) e le reti incassate sono venti: l’Inter ne ha subite due in più, la distanza, dunque, è minima.
La compagine azzurra ha trovato il suo equilibrio difensivo e questo ha potuto generare sicuramente ripercussioni in fase realizzativa. Le grandi occasioni da rete create dal Napoli sono state cinquantuno. Basti pensare che l’Inter di Simone Inzaghi ne ha create ottantanove, quasi il doppio. Lo sviluppo di azioni pericolose è basso, di conseguenza le reti messe a segno non abbondano. Ad inizio campionato sembravano segnare tutti, anche i difensori attraverso degli schemi perfetti da palla inattiva. Ad oggi, però, il trend si è invertito. Analizziamo, dunque, quali possono essere i motivi di questo problema.
La sterilità degli esterni è dovuta da Osimhen?
È chiaro come il progetto Napoli sia stato costruito sul giocatore più costoso della storia azzurra: Victor Osimhen. Le sue caratteristiche le conosciamo: lo scatto in profondità, grazie alla sua velocità, fa di Victor un attaccante difficile da marcare ma prevedibile. Poche volte, infatti, il numero nove azzurro va incontro ai centrocampisti per ricevere palla: quando viene lanciato in profondità, gli esterni fanno fatica a seguirlo e Osimhen si trova quasi sempre solo e defilato. All’attaccante non gli resta che puntare l’uomo, cercare di arrivare in area di rigore e assistere i compagni o, nella maggior parte delle volte, tirare. Di conseguenza, tutta la trequarti deve accompagnare l’azione e riempire di più l’area. Il baricentro della squadra, nel momento in cui Osimhen scatta in profondità, deve essere alto, così da facilitarne il supporto.
I dati sul nigeriano dicono ben altro
Bisogna anche sottolineare che il nigeriano ha conquistato sei rigori in stagione, un dato che non deve passare inosservato. Nell’ultimo mese, le reti messe a segno sono due, entrambe di testa, rispettivamente contro Venezia e Cagliari. I gol iniziano a scarseggiare, ma bisogna anche ricordare che in 17,7 partite giocate (1593 minuti) ha influito diciannove volte in un gol degli azzurri, tra reti e assist. Un miglioramento sotto l’aspetto tecnico, però, sarebbe necessario per un giocatore così promettente ed ambizioso. Spalletti, dunque, dovrebbe svolgere un lavoro specializzato su questo problema.
Sia chiaro, se il Napoli è sesta nella classifica di reti segnate non è colpa solo di Osimhen, ma del lavoro di squadra e del mister; il tecnico di Certaldo, nonostante questo evidente problema, nel primo anno è riuscito (quasi) a centrare un obiettivo sfumato nelle ultime due stagioni e regalato ai tifosi ancora speranza per il tanto agognato Scudetto. La sterilità degli esterni, oltre ai tanti problemi sopracitati, è dovuta anche da un aspetto psicologico dei giocatori stessi.
I numeri degli esterni
I numeri di Insigne e Politano – dal punto di vista realizzativo – sono impietosi: lo scorso anno, di questi tempi, il capitano era a quota quattordici, mentre Matteo era ad otto gol, quasi in doppia cifra. In questa stagione, invece, entrambi sono ad un gol su azione. In calo c’è anche Lozano e Ounas è ancora a secco. Gli unici uomini costanti, in base ai minuti giocati, sono Petagna e Mertens. Quest’ultimo potrebbe offrire ancora un grande supporto alla squadra, soprattutto in questo periodo dove Zielinski sembra aver perso quella brillantezza che lo distingueva ad inizio stagione. Insomma, il problema del gol va risolto al più presto se gli azzurri vogliono ancora lottare per il vertice o quantomeno centrare la qualificazione in Champions.