THIAGO MOTTA LAURO – A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Luigi Lauro, procuratore, fra i tanti, di Daniele Verde e Pasquale Mazzocchi. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di calcioinpillole.com.
Thiago Motta, Lauro: “Ha trovato continuità da quando…”
THIAGO MOTTA LAURO – “La lotta salvezza passa anche attraverso Salernitana e Spezia, compagini in cui ci sono due tuoi assistiti: Daniele Verde e Pasquale Mazzocchi? Le situazioni sono differenti. Per quanto concerne lo Spezia, da quando Thiago Motta ha dato fiducia allo zoccolo duro della squadra, di cui fa parte anche Daniele, ha trovato continuità di risultati. In questo momento sono fuori dal pantano retrocessione, ma bisogna sempre tenere alta la concentrazione perché la strada è ancora lunga. A Salerno, invece, le cose sono differenti: da poco è cambiato il presidente ed è arrivato un nuovo direttore sportivo, il quale ha voluto fortemente Pasquale tra i diversi acquisti fatti a gennaio.
Sabatini ha avuto pochi giorni per creare una squadra competitiva e provare a fare il miracolo, e ha individuato in Mazzocchi un elemento, a detta sua, importante. A proposito di Salernitana, proprio contro lo Spezia ha dimostrato di aver ingranato una nuova marcia. Hai parlato di “miracolo salvezza”: ci si può ancora credere? Credo che la partita di domenica, Genoa-Salernitana, sarà un crocevia importante per il prosieguo della cavalcata salvezza”.
Salernitana, Lauro: “Deve vincere”
“La Salernitana deve cercare di vincerla, ma assolutamente non deve perderla. Pasquale (Mazzocchi, ndr) mi ha riferito che tutto il gruppo è molto concentrato e Walter Sabatini è sempre presente ad ogni allenamento, perché lui stesso è il primo a crederci ancora. Come mai Mazzocchi ha deciso di accettare l’offerta della Salernitana? A Venezia la situazione sembrava un tantino meno drammatica… Sulla scelta di Pasquale ha pesato molto il progetto esposto dal direttore Sabatini, oltre che alla volontà del ragazzo. Mi spiego meglio.
Il primo ad interessarsi è stato Faggiano, direttore sportivo della Sampdoria, il quale ha contattato direttamente il Venezia per capire se ci fosse una formula per averlo a titolo definitivo senza gravare subito sulle finanze societarie, visto che i blucerchiati hanno, attualmente, una situazione complicata. Poi c’è stata una richiesta di scambio da parte del Genoa, dell’allora direttore Taldo, che il club veneto non ha preso in considerazione. Ci sarebbe da menzionare anche il sondaggio di una grande e storica squadra della Serie A, ma non mi sembra il caso di menzionarla visto che non si è intavolata la trattativa”.
Sabatini, Lauro: “Il suo progetto è validissimo”
“Ritornando alla scelta Salerno, il progetto esposto da Sabatini ci è sembrato subito validissimo e, insieme alla volontà di Pasquale di ritornare in Campania, la decisione è stata naturale. Il Venezia ha provato a trattenerlo prima offrendogli un rinnovo contrattuale, poi al nostro diniego ci ha offerto un adeguamento del contratto già in essere senza prolungamento, pur di tenerlo. Insomma, più soldi subito fino a giugno, poi ognuno per la sua strada. Pasquale, però, era estremamente affascinato dal progetto della nuova Salernitana di Iervolino e Sabatini.
Hai detto che sulla scelta di trasferirsi alla Salernitana è pesata molto la volontà del calciatore? Sì, Pasquale è nato a Napoli ed è arrivato tardi in Serie A. La sua volontà è quella di mettersi in mostra in una piazza calorosa come Salerno e vicina alla sua città natale, con la quale ha un conto in sospeso. Perché ha un conto in sospeso con Napoli? Il calcio lo ha salvato, viene da un quartiere della periferia di Napoli in cui i ragazzi non hanno molte possibilità. Grazie alla sua forza di volontà, ed al dono di saper giocare al calcio, è riuscito a venire fuori da questo ambiente particolare ed il suo desiderio più grande è quello di ispirare tanti ragazzini che, come lui, hanno avuto la sola sfortuna di nascere in un luogo dimenticato dalle istituzioni”.
Mazzocchi, Lauro: “Se non fosse stato per l’ex allenatore…”
“Ci hai detto che vuole essere un esempio per i ragazzini napoletani: puoi raccontarci un aneddoto per farci capire da dov’è partito? Pasquale è davvero l’esempio di chi ce l’ha fatta. Da piccolo, intorno ai 12 anni, dopo scuola e prima degli allenamenti faceva il fruttivendolo. Il suo mister dell’epoca, Giuseppe Araimo, per un periodo lo vedeva affaticato e gli chiese quale fosse il motivo. Il ragazzo, con estrema ingenuità, gli raccontò del suo ‘nuovo’ lavoro e della paga da miseria che percepiva, ma che era necessaria per aiutare la famiglia. Vedendo in lui un potenziale importante, per tutta risposta gli promise che per ogni gol segnato gli avrebbe dato la stessa paga che percepiva settimanalmente lavorando. Se non fosse stato per Araimo, probabilmente Pasquale sarebbe diventato uno dei tantissimi talenti napoletani che lasciano il calcio per dedicarsi al lavoro ed aiutare la famiglia in difficoltà.
Il mister è stato un secondo papà per lui, visto che i suoi genitori biologici erano impegnatissimi, ogni giorno, a trovare qualche soldo per mettere il piatto a tavola. Possiamo definirlo anche un esempio di costanza, visto che è arrivato in Serie A a 26 anni? Sì, lui è uno che non molla mai e non lo ha mai fatto neanche da giovanissimo. Da ragazzino ha subito tante bocciature a causa della sua statura, fino ai sedici anni era più basso dei suoi coetanei. Adesso è alto 183 centimetri, ma si è sviluppato tardi e, di conseguenza, è esploso tardi. Sulla sua carriera ha influito positivamente anche mister D’Aversa nella esperienza al Parma, perché è stato il primo a farlo giocare nel ruolo di terzino destro dove, secondo il suo parere, sarebbe potuto arrivare in una squadra di Serie A che punta all’Europa”.